Il dibattito televisivo tra Obama e Romney — Lombardi nel Mondo

Il dibattito televisivo tra Obama e Romney

Le luci del palcoscenico di Denver si sono appena spente ma il temporaneo successo di Romney nei confronti di Obama sta già rivoluzionando le strategie in attesa del confronto del 16 ottobre 2012

Le luci del palcoscenico di Denver si sono appena spente ma gli strateghi al seguito di Obama e Romney sono già la lavoro per analizzare il primo dibattito e per preparare al meglio il secondo previsto per il 16 ottobre 2012.

Denver ha dato una interessante sterzata alla campagna elettorale americana, anche se a detta di molti per lunghi periodi il dibattito è sembrato  svolgersi tra un consulente aziendale e un professore universitario. Secondo la maggior parte dei sondaggi Romney ha surclassato Obama, soprattutto perché quest’ultimo è parso lontano dalla tenzone. Il presidente in carica non ha voluto essere aggressivo e mostrandosi ben educato ha lasciato il campo all’avversario che ha avuto vita facile nel contestare senza reazione i molti fallimenti soprattutto in politica economica.

Obama ha replicato che Romney deve dire la verità e non promettere quanto sa bene non sarà in grado di mantenere, anche se questa posizione è la medesima di Obama del 2008. Romney, allenato da decine di contradditori durante el primarie repubblicane e messa da parte la componente fondamentalista e Tea party, ha avuto via libera nello spostarsi al centro, ago secondo molti analisti della tornata elettorale. Un nuovo e inaspettato Romney, molto sciolto e senza impaccio che ha sempre cercato lo sguardo del rivale mentre Obama è stato stranamente sfuggente.

Che sia stanco si nota, che la presidenza incanutisca lo si vede chiaramente, ma nessuno si aspettava un Obama quasi rassegnato, forse pago di essere stato il primo presidente afro americano, ma stufo di essere boicottato dal Congresso che rischia di essere sempre più repubblicano.

Gli americani hanno avuto finalmente la possibilità di giudicare le due posizioni e di ponderare il voto di novembre. Romney ha insistito sull’importanza della libertà individuale rispetto all’intervento governativo. Si discuteva soprattutto di politica interna ma noi europei guardiamo più in là e comprendiamo di più Obama che ha una visione sociale e conosca meglio i problemi del mondo. Obama ha dato l’impressione di voler agire da presidente ma gli è mancata la fermezza necessaria nel controbattere secondo istinto e non secondo copione. Ha avuto paura di fare qualche passo falso, quelli che Romney ha accuratamente evitato. Romney che è salito sul palco con un foglietto in mano con scritto Papà per onorarne la memoria ma soprattutto per non ripetere le sue gaffe che gli costarono la candidatura repubblicana nel 1968.

E’ evidente che gli strateghi di Obama devono continuare la campagna tenendo presente l’impasse e  spiegare a Obama che la sua verbosità può nuocergli e che deve essere più sintetico, ad esempio, perché gli oratori non bastano più e la gente è anche disposta a tralasciare le grandi e importanti questioni relative all’aborto o all’immigrazione clandestina per dare maggior rilievo al tema del lavoro.  Su questo tema potranno adesso avvalersi con facilità delle statistiche di settembre 2012 appena rilasciate che annunciano finalmente la creazione di 114.000 nuovi posti di lavoro e un tasso di disoccupazione del 7.9% contro l’8.1 del mese di luglio, il più basso dal gennaio 2009. Linfa vitale per Obama che può finalmente registrare un successo in materia.

Gli strateghi di Romney continuano a chiedere quale sia la visione di Obama per il secondo mandato e a chiedere agli ex sostenitori di Obama di farlo anche in sede di voto.

La battaglia continua adesso negli stati altalenanti come Wisconsin, Virginia e Ohio per Obama mentre Romney andrà in Virginia e poi in Florida. I sondaggi attuali per la Virginia dicono : Romney 49% Obama 48% mentre in Ohio Obama si attesta al 50% e Romney al 49%. La contesa si fa sempre più accesa, sempre più equilibrata e sempre più attenta verso gli stati in bilico per via dei voti elettorali che sono più importanti di quelli popolari. Ne sa qualcosa Al Gore.

Alcune dichiarazioni entusiastiche di Romney indirizzate ai suoi sostenitori hanno un sapore missionario, molto mormone : “Andate e bussate a tutte le porte  e fate vedere la luce a chi ha votato per Obama e dite loro di unirsi a noi. Allora sì che ci ritroveremo tutti per l’inaugurazione di gennaio. Facciamolo accadere.”

Mancano pochi giorni al prossimo dibattito  e gli spot pubblicitari dei due candidati proliferano sulle Tv degli stati cruciali.

Romney viene incalzato per l’opacità dei suoi programmi e a questo proposito, dopo un discorso sulla politica estera in Virginia, dovrebbe focalizzare come intende muoversi per creare nuovi posti di lavoro, sul debito e spesa pubblica. Romney ha promesso di pareggiare il bilancio entro 10 anni senza specificare come. Soprattutto senza prevedere aumenti di tasse.

Tutto argomenti che Obama contesta e che Romney dovrebbe palesare per non prendere in giro la classe media che dovrebbe trarne forti benefici.

Tornando al dibattito in sè, Romney ha dato l’impressione di poter criticare con fatti alla mano la politica di Obama che come giù evidenziato non sembrava avere una vera agenda per il secondo mandato  che d’altra parte potrebbe essere la prosecuzione di quanto iniziato nel primo e in corso d’opera. Ma si sa che gli americani sono spesso impazienti e non vogliono aspettare nonostante la complessità dei problemi aumenti sempre e oltretutto in scala mondiale.

Se Romney voleva dimostrare un’immagine da leader e scacciare quella di candidato elitario ha raggiunto il suo scopo, ma anche Obama è riuscito a non commettere errori in attesa di dimostrare che può fare di più.

Nell’attesa del secondo dibattito tra Obama e Romney  previsto per iul 16 ottobre alla Hofstra University di Hampstead, NY. , , l’11 ottobre 2012 si confronteranno al Centre College di Danville, Kentucky il vice –presidente Biden il candidato vice presidente repubblicano Ryan. Evento meno importante ma sempre di alto livello perché la storia ricorda che il vice presidente può davvero diventare presidente. Lyndon Johnson insegna.

L’ultimo dibattito si terrà invece in Florida il 22 ottobre 2012 alla Lynn University di Boca Raton.

Good Morning, America.

Ernesto R Milani

Ernesto.milani@gmail.com 5 ottobre 2012

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