Intervista a Fabrizio Rusconi — Lombardi nel Mondo

Intervista a Fabrizio Rusconi

Fabrizio Rusconi, milanese, classe settantaquattro, vive a Rio de Janeiro da quasi un anno, l’ho raggiunto presso la sede dell’Istituto Italiano di Cultura di Rio de Janeiro (filiale di Barra da Tijuca) per intervistarlo e presentarlo ai lettori del Portale. Di Marco Stella

D- Qual è stato il tuo percorso formativo?

R- Ho studiato Lettere Moderne, presso l’Università Statale di Milano. La letteratura infatti è sempre stata la bussola delle mie scelte e anche quando la mia vita andava, per coazione, in altre direzioni, ho sempre tentato di salvare la letteratura – a livello di studio continuo, compulsivo, di pratica dei testi – come se si trattasse di salvare me stesso, l’uomo che c’era in me. Ricordo che sono riuscito a laurearmi studiando di notte e dormendo per terra nella reception in cui lavoravo, dando gli esami in facoltà il giorno dopo, con gli occhi arrossati dallo studio e dalla stanchezza. Ma non mi vittimizzo. Per raggiungere qualsiasi obbiettivo è richiesta disciplina e sacrificio. Lo studio ha sempre implicato una parte creativa, o almeno io l’ho sempre considerato funzionale ad essa. Non per niente prima di studiare Lettere ho fatto il Liceo Artistico. La scrittura, negli anni, è diventata il mio modo di rappresentare il mondo. E’ essa la parte creativa che dà consistenza e vivezza a ciò che studio e che imparo.

 

D- Da quanto tempo vivi  in Brasile?

R- Non è un anno che sono in Brasile. Vivo a Rio, ma se potessi lo girerei tutto, il Brasile.

 

D- La crisi economica in Europa è stata una delle ragioni che ha contribuito a questa tua scelta?

R- La crisi economica è stato il detonatore, ma ho scelto il Brasile perché ho conosciuto Paloma, mia moglie, a Milano. Lei è brasiliana, Carioca, e così, appena ho potuto, mi sono trasferito, lasciando la mia famiglia, la mia casa, insomma tutto.

D- Che tipo di Italia ti sei lasciato alle spalle?

R- Stavo appunto dicendo che l’Italia non mi manca molto, non almeno l’Italia degli ultimi anni, quella per dire del berlusconismo. Sperimentavo per la prima volta in vita mia cosa significasse alzarsi la mattina con un senso di disagio, peggio di autentico disgusto. Disgusto per la cattiva politica che pensa di rappresentarti, per la politica dei furbi, dei sedicenti e meschini: politica che inevitabilmente decide sulla nostra pelle e che rappresenta, potenziati, tutti i nostri vizi. Che era ancora una volta l’Italia descritta da Flaiano quando usa l’espressione ‘saltare sul carro del vincitore’ per descrivere una delle cose che all’italiano, forte con i deboli e debole con i forti, riesce benissimo. Lo stesso che con straordinaria lungimiranza disse: tra trent’anni l’Italia non sarà come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione. Come smentirlo.

 

D- Quali sono le caratteristiche positive del nuovo Paese in cui sei venuto a vivere?

R- In Brasile ho trovato un popolo che sembra aver applicato alla vita di tutti i giorni e alle sue enormi difficoltà la pratica gandiana della resistenza passiva. Le persone sembrano accettare gli eventi con una pazienza che manca all’Europeo. In Italia ci si lamenta molto, anche per le cose minori, anzi soprattutto per queste. In Brasile se un autobus si guasta e ti lascia sul bordo di una strada, non si sente una lamentela. Si accetta stoicamente, ecco.

 

D- Quali aspetti apprezzi di più nella tua attività di insegnante dell’Istituto Italiano di Cultura?

R- Insegnare italiano è per me un modo di continuare la mia ricerca. La dimensione intellettuale e conoscitiva propria di ogni insegnamento è ciò che più mi gratifica. La lingua è veicolo di cultura e la cultura è a sua volta il luogo in cui avvengono tutti i discorsi, da quello tecnico a quello scientifico, da quello storico a quello sociologico. Non credo sia possibile attivare pienamente il significato di una lingua seconda, senza un legame forte e passionale con la cultura d’origine. Inoltre l’insegnamento rientra tra le attività etiche: intendo dire che non si può insegnare qualcosa che non si conosce perfettamente, ossia è richiesto un impegno e una responsabilità nei confronti di ciò che può essere conosciuto e comunicato.

D- Parlando di letteratura , quali tra i nostri autori, classici e contemporanei, consigli agli studenti brasiliani? Per quali ragioni? Ed autori brasiliani? Quali consiglieresti ai nostri lettori in Italia?

R- Confesso d’iniziare sempre le mie lezioni scrivendo alla lavagna il titolo di un romanzo italiano che mi piacerebbe i miei alunni leggessero. L’altro giorno un mio allievo è entrato in classe con tre dei libri che avevo consigliato: I Sessanti racconti di Buzzati, Se una notte d’inverno un viaggiatore di Calvino, e La Chimera di Vassalli. Sono ‘classici contemporanei’ che uniscono a una lingua elegante e chiara contenuti di sostanza. Al lettore italiano consiglierei di leggere Os Sertões di Euclides da Cunha, le Memorias do carcere di Graciliano Ramos e qualsiasi cosa scritta da Lima Barreto, autori che sento molto più attuali nel messaggio e nelle problematiche di quel magnifico stilista, ma un po’ superato, che è Machado de Assis.

Ringrazio e saluto Fabrizio a nome di tutti i collaboratori e lettori del Portale dei Lombardi nel Mondo.

 

Di Marco Stella, Rìo de Janeiro

Portale dei Lombardi nel Mondo

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