Le mani di Dio, da Pistoia a González Catan — Lombardi nel Mondo

Le mani di Dio, da Pistoia a González Catan

Giuseppe Mario Pantaleo nacque il 1mo agosto del 1915 a Pistoia, in Toscana. In Argentina è amato, ricordato e venerato da milioni di persone, senza esclusione sociale. Un italiano che nei cuori della gente vive e dialoga con le loro sofferenze. Anche le nuove generazioni sanno chi è e cosa ha fatto Padre Mario. Di Jorge Garrappa

Giuseppe Mario Pantaleo nacque il 1mo agosto del 1915 a Pistoia, in Toscana. L’Italia era, da poco, entrata in guerra e il conflitto minacciava di estendersi al di la dell’Europa.

La crisi economica dell’azienda tessile di Pantaleo, obbligò alla famiglia di vendere la loro casa all’Ordine delle Suore Claretiane di Clausura e partire per l’Argentina.

Negli anni ’20 arrivavano nel Paese sudamericano e si radicavano ad Alta Gracia, in Provincia di Córdoba. I genitori iscrissero Mario all’Istituto dei Salesiani.

Quando la pace tornò in Italia decisero di rientrare nel Bel Paese pero, per qualche ragione a noi sconosciuta, il piccolo Giuseppe Mario rimase a cura dei salesiani. Aveva sei o sette anni.

I salesiani, non avendo notizie dalla famiglia del bambino, si rivolsero all’autorità italiana richiedendo il suo rimpatrio.

Zia Rubina lo accolse. D’ora in poi ci penserà lei. Solo, tornò in Italia in un vapore pieno di persone strane e all’arrivo al porto di Genova c’era la zia Rubina.

“Lo so che ero rifiutato da quei parenti perciò una badante mi stava sempre accanto”, disse Mario in alcune occasioni. I ricordi della sua infanzia erano vaghi, dolorosi e tristi. In seguito, fu iscritto al Seminario di Arezzo.

A Mariolo, come lo chiamavano i parenti, gli attirava molto la vocazione sacerdotale sin da piccolo.

La sorella lo aveva trovato, travestito da prete, dividendo il pane, offrendolo al Signore, inzuppandolo, appena un po’ nell’acqua e dandolo alle colombe con le sue piccole manine.

A tre anni, Mariolo soffriva una crisi acuta di asma e sua madre pregava Iddio per suo figliolo. Nell’angolo della stanza apparve l’immagine di Santa Teresina e il bambino guarì. Il Padre Mario solo ricordava una luce bianca che copriva lui e sua madre.

Da quel momento in poi Mario adorò e pregò a Santa Teresina che, assieme alla Madonna dell’Immacolata, furono le uniche due immagini che portò con sé in Argentina.

Nonostante la vicinanza tra Arezzo e Pistoia, il piccolo Mariolo non vide più i suoi genitori.

Per motivi economici, zia Rubina lo spostò da Arezzo a Viterbo, vicino a Roma e, più tardi, a Salerno, a sud di Napoli, sul mar Tirreno.

Quel mare, meravigliosamente azzurro, fu testimone e compagno delle lunghissime camminate e tramonti del giovanotto che non riusciva a capire come mai lui non aveva avuto la fortuna dei suoi fratelli Andrea, Agnese e Salvatore, di stare vicino alla famiglia.

A venti anni, l’allora seminarista Giuseppe Mario Pantaleo, decise di andare a trovare un prete molto speciale, un frate cappuccino da Pietrelcina: Padre Pio.

Quest’umile uomo, recentemente beatificato dal Vaticano, diventa il confessore di Mario Pantaleo. Tra loro nacque un rapporto fraterno e permanente.

Il 3 dicembre 1944, Giuseppe Mario Pantaleo, di ventinove anni, era ordinato sacerdote cattolico e pochi giorni dopo, l’8 dicembre, celebrava la sua prima santa messa a Matera, in Basilicata.

Nel 1946, Mario era annotiziato della richiesta di sacerdoti, pervenuta in Vaticano, dalla Chiesa Argentina.

Monsignor Caggiano, capo della Chiesa cattolica argentina, aveva richiesto a Papa Pio di inviargli alcuni ministri.

Padre Mario decise che era forse quello il suo destino: la Chiesa di un Paese lontano che, d’altronde, già conosceva.

Nel frattempo decise di incontrare, ancora una volta, a Padre Pio e tenerlo informato della sua decisione.

Il miracoloso frate cappuccino alla fine della confessione gli disse: “Vai, figlio mio, sei nel tuo cammino anche tu sei stato scelto per una missione speciale. Addio figliolo, addio”.

Il 4 marzo 1948 ritorna in Argentina Giuseppe Mario Pantaleo, essendo già prete. La prima destinazione fu la chiesa di San Pietro, a Casilda, vicina a Rosario (Santa Fe). Dopodiché era nominato cappellano presso l’Ospedale Provinciale di Rosario, dove curava i malati e faceva diversi lavori sociali. Ciò durerebbe poco e in seguito fu destinato a Rufino, proprio nel confine delle Provincie di Santa Fe e Buenos Aires.

Due anni dopo Padre Mario decise di fare richiesta per essere trasferito in un altro posto. Ecco perchè andò a finire presso l’Ospedale Ferroviario di Buenos Aires.

Un po’ stanco di vagare e con i suoi limitati risparmi acquisisce un terreno in un piccolo e dimenticato paese chiamato González Catán.

Per radicarsi lì e celebrare le sante messe doveva pure richiedere il diritto d’incardinazione.

Le voci sulle cure miracolose del prete italiano chiudevano altrettante porte con l’autorità ecclesiastica argentina.

L’ opera di Padre Mario Pantaleo, che aveva speso la propria vita tra i poveri dell’Argentina, era nata agli inizi degli anni settanta nell’area periferica di Buenos Aires, a Gonzàlez Catàn, da sempre considerato uno dei luoghi più degradati del Gran Buenos Aires.

Qui gli effetti della crisi erano ancora più evidenti e il tasso di povertà raggiungeva il 70% della popolazione.

Però nel corso degli anni l’attività si è sviluppata anche in altri centri del paese, dalla città di Buenos Aires, a Santa Fé, a La Rioja.

Centrata sullo sviluppo della persona, “la Obra” del Padre Mario (padremario.org) si articola in diverse aree d’intervento: l’Area Educativa, che copre il ciclo educativo completo, dalla Scuola Materna ai Corsi di Formazione Professionale. L’Area Disabili, cui obiettivo è quello di migliorare la qualità di vita delle persone disabili attraverso l’attuazione di attività e programmi che tendono a favorire le opportunità di sviluppo della persona e il suo rapporto con l’ambiente. L’Area Sanità che si svolge attraverso il policlinico Cristo Camminante e comprende un ambulatorio medico poli-specialistico, aperto tutti i giorni con servizio di guardia medica e pronto intervento funzionante 24 ore su 24 , 365 giorni l’anno. L’Area Comunitaria si occupa dello sviluppo di attività specifiche a favore delle fasce della popolazione più vulnerabili, in particolare bambini e anziani. L’Area culturale comprende un Museo e un laboratorio di restauri mobili e un laboratorio di attività artigianali, e l’Area sportiva che comprende un grande centro polisportivo.

Giuseppe Mario Pantaleo moriva a Gonzalez Catan, Partido de la Matanza,  il 19 agosto 1992, all’età di settantasette anni.

Per la cappella Cristo Camminante, passarono migliaia di malati terminali che guarirono con la sola imposizione delle sue mani miracolose.

Dovette lottare non solo contro l’incomprensione della propria famiglia ma anche della gerarchia della Chiesa, comunque, il suo sepolcro è visitato da, almeno, 200.000 fedeli ogni anno.

Nel 19mo. Anniversario della sua scomparsa, ricordiamo il Padre Mario da Pistoia che, con grande umiltà, affermava: “Io sono la chitarra, ma il chitarrista è solo Egli”.

 

Jorge Garrappa Albani – Redazione Portale Lombardi nel Mondo –2/09/2011

jgarrappa@hotmail.com – jgarrappa@arnet.com.ar

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