Gli italiani di Philly non dimenticano le loro tradizioni culinarie — Lombardi nel Mondo

Gli italiani di Philly non dimenticano le loro tradizioni culinarie

L’Italia è lontana ma gli italiani che ho incontrato a Philadelphia hanno sempre un pezzetto di cuore rivolto al loro Paese di origine. E non solo. Anche il palato continua ad essere rivolto verso il Belpaese.

Non potrebbe comunque essere altrimenti visto che le abitudini alimentari americane sono a dir poco devastanti per l’organismo. L’obesità ne è la prima conseguenza. I nostri connazionali che vivono a Philadelphia oramai da decenni, quando sono a tavola mantengono le abitudini culinarie d’origine. Le nuove generazioni, anche se non hanno piena padronanza dei fornelli, amano mangiare italiano. A partire dalla colazione. Il caffè si fa con la moka e la materia prima è italiana. Ricordo che nel piccolo appartamento che Filitalia mi ha messo a disposizione, ho trovato la caffettiera e una confezione di caffè Bellino. Impossibile cominciare la giornata senza aver prima bevuto un buon caffè! Ricordo anche l’ottimo ristretto della Illy (azienda italiana di Trieste) che ho sorseggiato al Di Bruno Bros. Quest’ultimo, è un mega store, che si trova in pieno centro di Philadelphia, dove si possono acquistare specialità italiane. Dalla pasta alla mozzarella, dai formaggi agli affettati, dai biscotti ai dolci e via via dicendo. Oltre questo punto vendita, la famiglia Di Bruno ha mantenuto il negozio dove ha avuto inizio la sua attività. Si trova nel quartiere denominato Italian Market nella 9a strada, nome dovuto appunto alla presenza di numerosi negozi e ristoranti gestiti da italiani. È sempre qui che si trova l’altrettanto famoso Claudio, altro store dove si vendono solo prodotti italiani provenienti da tutte le nostre regioni.

A Philadelphia, nessuno italiano rinuncia a mangiare secondo la dieta mediterranea. Al punto che la maggior parte di loro (incluso il nostro caro Presidente, Pasquale Nestico) ha un pezzetto di terra coltivato con piante di zucchine, pomodori, melanzane, insalata, allineate sotto ombrosi alberi da frutta. Prodotti della terra che arrivano poi sulla tavola in forma di salsa, marmellata, ecc. Le tavole imbandite “all’italiana” a cui ho avuto la fortuna di sedere, mi hanno fatto dimenticare che mi trovavo in America. Non posso dimenticare il sapore della salsa di pomodoro imbottigliata in casa, il gusto dolce o piccante della soppressata calabrese (sott’olio o sottovuoto), i dolci tradizionali di varie regioni. Senza parlare dell’Amatriciana distribuita ai partecipanti (ognuno di loro ha portato una specialità italiana) al pic nic organizzato il 12 agosto scorso, appena fuori Philadelphia, dal Capther di Abington. A ciò si aggiunge l’attività dei 185 ristoranti italiani presenti a Philadelphia e dintorni il quali, cercano di conservare e proporre ai clienti i tradizionali piatti della gastronomia italiana anche se per molti versi hanno dovuto assecondare i gusti degli americani. Nel campo della ristorazione vasta gamma di proposte. Si va dalla cucina raffinata di Davio’s, ad esempio, alle numerose pizzerie e addirittura alle proposte di nicchia proposta da Andrea Recchi, giovane chef/imprenditore che sembra riscuotere un discreto successo con la cucina veneziana. Tutto il mondo ci invidia il nostro modo di cucinare. A maggior ragione, se si vive all’estero, si deve fare in modo di trasmettere alle nuove generazioni il nostro patrimonio culinario. Durante il mio soggiorno a Philadelphia, ho avuto la netta impressione che in tal senso c’è fortunatamente un efficace impegno.

Elisa Santurri

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