Pomilio, il padre della cellulosa argentina — Lombardi nel Mondo

Pomilio, il padre della cellulosa argentina

La storia del grande chimico industriale Umberto Pomilio, il padre della cellulosa argentina

Si dice che Joaquín Lagos ed Enrique Fidanza, oriundi di Rosario, leggendo “Il Popolo di Roma”, proprio nella Città Eterna, videro che la carta con cui era stato impresso il giornale era di paglia del granoturco.

Al loro rientro a Rosario, commentano la novità ad altri agrari e al chimico industriale Umberto Pomilio, nato a Chieti, nel 1890 e laureato presso l’Università di Napoli, in chimica, nel 1911.

Pomilio si era imbarcato a Genova e arrivato a Buenos Aires sul vascello “Conte Grande”. Aveva fatto dei corsi di chimica fisica, elettrochimica e chimica tecnologica a Zurigo, Manchester e Berlino.

Nel 1917 fondava a Napoli l’Elettrochimica Pomilio per la produzione di cloro e soda caustica da utilizzare per ottenere la cellulosa.

Il processo Pomilio, esperimentato a Napoli, è adottato con successo in tutto il mondo. Anche dalla compagnia Cellulosa Argentina, creata nel 1929 a Capitán Bermúdez, Provincia di Santa Fe, con crediti dell’allora Banca Provinciale di Santa Fe.

Un numero indeterminato di abruzzesi si recò a Bussi – da Montecatini – a istallare una fabbrica, per conto della Cellulosa.

Il suo primo direttorio era presieduto da Eugenio Vogt, accompagnato da Umberto Pomilio, Giovanni Tamburini, Silvio Gagliardi, Ciro Tonazzi, Santo Manfredi, Edoardo Grimaldi, Pietro Beristain e Antonio de Morella.

Poi furono acquisite altre tre fabbriche antiche: nel 1937 una a Zárate, un’altra ad Andino, Santa Fe e, nel 1965, la Cartiera Argentina a Bernal.

In Provincia di Tucumán installa una continua di 225 cm. Per produrre carta marrone da imballaggio.

Nel 1942, la compagnia installò in Puerto Piray, a pochi chilometri da El Dorado, Provincia di Misiones, una cartiera con impianti acquisiti a una fabbrica svedese appena smontata, che possedeva una capacità meccanica di produzione annua di trenta mila tonnellate di cellulosa chimica senza imbianchire, seguendo il processo del bisolfito di calcio.

La cellulosa lavorata serviva a fornire la pianta di Zárate, per la confezione della carta giornaliera.

Cellulosa Argentina fu, per molti anni, la spina dorsale del Gruppo Italiano, che gestiva La Papelera Argentina, La Papelera del Plata, Zárate, Bermúdez, Andino, Puerto Piray, Electroclor, CIA. Fabril Financiera, distaccata dalla Cia. General de Fósforos, e principale azionista del Banco de Italia y Río de la Plata.

Dal 1927 fino al 1960, Umberto Pomilio passó lunghe stagioni alla Cellulosa Argentina, contribuendo in forma diversa alla crescita industriale.

Cellulosa Argentina Capitán Bermúdez, produce cellulosa, per fabbricare carte da impressione e scrittura, utilizzando cellulosa di Kraft imbiancata, di eucalipto.

Ebbe il monopolio fino alla fine degli anni ottanta. Nel 1939, si associa all’azienda inglese Duperial per mezzo di Electroclor, con il fine di produrre derivati del cloro soprabbondante.

Sulla prima metà degli anni ’40 abbandona la paglia di grano sostituendola per il legno. Ecco perchè imboschino il Delta e Puerto Piray (Misiones).

A Zárate (Buenos Aires) prima di appartenere alla Celulosa Argentina, nel 1886, si provò a lavorare per la prima volta pasta chimica “a partire dello sparto per il metodo della soda.” Prodotto dei suoi investimenti produttivi, agli inizi dei ’70, il gruppo produceva 200 mila tonnellate di carta, cioè del 35% della complessiva produzione nazionale e unica assolutamente integrata, tenuto conto che lavorava dell’80% della pasta (220 mila tonnellate), importanti boschi, chimici del tipo soda caustica sessanta mila tonnellate e cloro altre cinquantadue mila tonnellate.

Già negli anni ‘70, avevano installato undici macchine piane e due a tamburo. Nella decade dell’ottanta cominciano i problemi economici e di gestione, che la portano alla bancarotta nel 1882.

Dopo un lungo processo negli anni ‘90, il City Group acquisisce l’80 % del gruppo, pagando con bonds del debito pubblico di un valore del 20% in meno di quanto costasse la compagnia.

Nel 2000, il pacchetto azionario è venduto alla Fanapel Investment Corp. di origine uruguaiana.

La pianta di carta tissue è trasferita alla KCK tissue (Kimberley) e Smurfit Container, prende a suo carico le macchine e le piante di cartoni della Cartonex.

Nel maggio 2007, il gruppo agroforestale Tapebicuá, di capital misti acquisisce il pacchetto maggiore della famiglia uruguaiana Calcagno, proprietaria di Fanapel, che controllava l’azienda.

La compagnia realizzò investimenti dell’ordine dei 100 milioni di dollari dal 2000, aumentando la sua produzione a 180 mila tonnellate annue di polpa e 146 mila di carta.

Nel dicembre 2007, Cellulosa Argentina approva un progetto di ristrutturazione societaria diventando capo del Gruppo Tapebicuá, maggiormente di capitali stranieri e il resto d’investitori argentini. Ciò dall’acquisto del resto del gruppo Fanapel, Forestadora Tapebicuá e TC Rey

 

 

Jorge Garrappa Albani – Redazione Portale Lombardi nel Mondo

www.lombardinelmondo.org – jgarrappa@hotmail.com

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