Pompei rivive a Melbourne. Una finestra su 2000 anni fa — Lombardi nel Mondo
Pompei rivive a Melbourne. Una finestra su 2000 anni fa
“Sin dal momento della sua scoperta Pompei ha affascinato il mondo” ha affermato Patrick Green, direttore esecutivo di Museum Victoria e del Melbourne Museum a Carlton, dove da oggi fino al 25 ottobre, è allestita la mostra “A Day in Pompeii”.
Un fascino che continua ancora oggi perché: “Amore, vita, morte si confondono nello stesso momento e a Pompei si ha la possibilità di vedere, dal vero non sul palcoscenico, la vita reale. Il miracolo è che Pompei rivive dopo 2000 anni e si presenta nel suo contesto come una città con tutti i suoi abitanti, le loro storie, le case, i templi, gli edifici, le strade, i negozi, le iscrizioni, i graffiti che ci parlano assolutamente in maniera diretta e senza manipolazioni. E’ come entrare senza bussare in una casa e si trova la vita com’è che in questo caso si intreccia con la morte”, spiega il dott. Antonio Varone, direttore dal 1986 al 1991 degli scavi di Pompei e al momento direttore dei servizi scientifici e culturali della Sopraintendenza Archeologica di Pompei (SAP), con il quale ho visitato in anteprima la mostra “A Day in Pompeii”.
Ed è un’ immagine in mosaico di uno scheletro a simboleggiare la morte, che si trova nella prima stanza della mostra accanto ad una squisita statuetta di Venere: “E’ una rappresentazione emblematica di Pompei, da una parte la divinità protettrice di Pompei, Venere, che ritroviamo in molte immagini per le strade ecc., e dall’altra il segno della morte, un’altra caratteristica della città, perchè rappresenta la distruzione dell’uomo dovuta alle forze della natura”.
Ed ecco quindi che varcando quella prima soglia ci si trova a Pompei 2000 anni fa, una Pompei in miniatura, che contiene oltre 250 oggetti originali disposti in maniera da ricreare i diversi aspetti della vita quotidiana della città romana e illustrare i diversi momenti e attività della giornata dei suoi abitanti. Ecco una strada con i negozi, la bottega del medico con i suoi strumenti, le diverse attività commerciali, il trasporto delle derrate alimentari, la pesca, la caccia, gli attrezzi di lavoro; il mondo dell’acqua, tubi, cisterne, fontane; ecco perfino in un angolo un’immagine di un pompeiano che soddisfa un suo bisogno: “Mi fa molto piacere che abbiano incluso questa immagine; l’orina era un bene prezioso che serviva a sgrassare i panni e le pelli e a tingere le stoffe, depositare la materia prima era indispensabile”, spiega sorridendo il dott. Varone, che essendo un esperto di iscrizioni sui muri di Pompei, mi fa notare le numerose iscrizioni dipinte sulle pareti e tradotte in inglese per i visitatori. “Sono iscrizioni scritte in Osco, una lingua che si parlava all’epoca, siamo nell’89 d.C., che ricordano un particolare momento della storia di Pompei: l’assedio dalle truppe di Silla per la conquista della città durante la guerra sociale. Le iscrizioni sono messaggi immediati che passano dallo scrittore al lettore senza tramiti per cui entriamo in comunicazione con persone che ci parlano direttamente a distanza di 2000 anni; è come un messaggio in una bottiglia lanciata in mare.”
Un meraviglioso colore azzurro ci accoglie in una casa pompeiana, dove si trovano arredi vari da interno e da giardino: letti, bracieri, sgabelli, portalampade, gioielli squisiti. Ecco la cucina, uno spazio dedicato alla preparazione dei cibi con le varie suppellettili, i vari modi per conservare e preparare i cibi, i vasi per la conservazione e di servizio. Ed inoltre gli altari e altri oggetti destinati al culto religioso, bracieri per far bruciare gli incensi, statuette di vari divinità, e così via.
Pian piano, grazie anche a schermi interattivi che permettono di entrare nelle case, nelle stanze ed esplorare la città, la vita degli abitanti di Pompei diventa reale. Il visitatore è tornato nel tempo e si trova davanti il momento più drammatico della storia di Pompei: l’eruzione del Vesuvio. Il vulcano domina la città e l’eruzione è stata ricostruita momento per momento fino alla tragica conclusione mediante un film tridimensionale.
La mattina del 24 agosto del 79 d.C. una nube di gas e pomice si proiettò, simile a un pino, dal Vesuvio ed oscurò il cielo. Una pioggia di lapilli ricoprì Pompei. Fase dopo fase, immagine dopo immagine, lo spettatore assiste scioccato all’eruzione e alla distruzione della città fino al momento più tragico quando una nube di gas tossici e cenere ardente si riversò prima su Ercolano e poi su Pompei, infiltrandosi ovunque e soffocando ogni essere vivente: “ Erano le 6 del mattino del 25 agosto, questo è il momento che determina la morte degli uomini, la nube ardente precipita tra i 65 e gli 80 km all’ora sulla città impedendo il respiro a ogni persona.”
Una pioggia di cenere finissima si depositò ovunque fino ad uno spessore di sei metri, seppellendo la città romana che fu dimenticata fino al 1748, quando ne iniziarono gli scavi.
“La città di Pompei si estende per 66 ettari di cui ne sono stati scavati 44, sono ancora da scavare 22 ettari; un terzo della città è ancora sotto terra. Ercolano è più piccola. Sono stati scavati 4-5 ettari della città, ma quale sia la sua estensione ancora non si sa con esattezza. Sono oltre 250 anni che si scava, ora si fa come in un laboratorio scientifico, prima lo si faceva per mettere a vista il mondo antico, ora lo facciamo per conoscerlo. Si procede lentamente, si fanno campagne limitate anno dopo anno e si cerca di dare risposte concrete a domande, quali: come è avvenuta l’eruzione, momento per momento. Per esempio abbiamo scoperto che c’è stato un terremoto immediatamente precedente all’eruzione che ha condizionato fortemente la vita dei pompeiani. Si è giunti attraverso scavi profondi a sapere che Pompei era abitata nel 3500 a. C. Abbiamo fatto ritrovamenti che risalgono all’età preistorica, neolitica. Sono informazioni che cambiano la storia stessa di Pompei e danno a noi la possibilità di conoscere meglio determinati aspetti della vita della città”.
La mostra presenta quindi molteplici informazioni sul Vesuvio: le eruzioni avvenute nel tempo, i materiali eruttivi e inoltre sono disponibili ai visitatori schermi che permettono di parlare con vulcanologi. Commenta il dott. Varone: “Il Vesuvio appartiene alla nostra vita: si nasce sotto il Vesuvio e si muore sotto il Vesuvio. Sono di vicino Napoli, in un posto dove il Vesuvio si vede benissimo e che verrà seppellito in caso di eruzione. La nostra speranza è unicamente che il Vesuvio stia buono, perché sicuramente avverrà una nuova eruzione, ma chi sa quando.…”
Intanto il percorso della mostra continua per giungere ad una stanza dove sono raccolti, semplicemente illuminati da una luce bluette, alcuni calchi in gesso dei corpi delle vittime dell’eruzione di 2000 anni fa. “ Anche se sono calchi, questi sono copie di quelli originali che non possiamo trasportare data la loro fragilità, sono comunque nostri simili, sono le persone colte nel momento della morte. E pur essendo copie, conservano tutta la loro drammaticità, tanto più se si pensa che nei calchi originali si trovano le ossa delle vittime dell’eruzione.”
E’ il momento più drammatico dell’esposizione, che desta commozione e rispetto e che ci ricorda la nostra umanità impotente di fronte alle forze della natura..
La mostra si conclude con un film sulla Pompei di oggi: “Ogni anno abbiamo 2 milioni e mezzo di visitatori, l’intera città di Melbourne; circa 12000-15000 persone al giorno visitano Pompei, che è il numero degli abitanti che aveva. Cerchiamo di distribuire queste masse in percorsi differenziati di visita in modo tale da distribuirli equamente lungo il percorso della città. Pompei è importante perché viene visitata, se non venisse visitata non riuscirebbe a parlare al cuore degli uomini. Quindi bisogna permettere che venga visitata, perché altrimenti non avrebbe senso. Non è per gli scienziati, è un modo di avvicinarsi all’antico viso a viso, che è assolutamente unico e quindi non bisogna privare nessuno di queste emozioni: il nostro compito è quello di fare in modo che questa massa di gente sia distribuita in modo da non creare assembramenti o problemi. La magia di Pompei è questa e la mostra è un modo per permettere a coloro che non possono venire di persona di visitarla e di conoscerne ugualmente la realtà”.
La mostra “A Day in Pompeii”, allestita al Melbourne Museum di Carlton, è stata ufficialmente inaugurata ieri sera e da oggi è aperta al pubblico.
La mostra è accompagnata da una serie di attività per adulti e studenti, conferenze, incontri e workshop, quest’ultimi organizzati dall’International Specialized Skills Institute, diretti ad artisit e artigiani. Per informazioni visitare il sito internet www.museumvictoria.com.au o telefonare al 13 11 02.
GABRIELLA G. HUBBARD
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