20 anni di viaggi sulla due ruote, il diario Francesco Ripamonti — Lombardi nel Mondo
20 anni di viaggi sulla due ruote, il diario Francesco Ripamonti
Roma, Parigi, Budapest, Vienna, Reggio Calabria, Santiago de Compostela, Torino, Trieste. Per vivere al meglio l’atmosfera e comprendere la cultura e lo stile di vita di queste splendide città c’è un modo unico e decisamente non alla portata di tutti, che consente di risparmiare e mantenersi in forma. La due ruote. Ne è convinto Francesco Ripamonti, classe 1942, residente a Calco e molto conosciuto per il suo lavoro e i suoi precedenti all’interno del consiglio comunale. Una passione, quella per la bicicletta da corsa, che il dottore commercialista in pensione si porta dietro fin dai tempi dell’infanzia, quando lo sport italiano ruotava intorno al quesito “Sei coppista o bartalista?”. Crescendo ha iniziato a praticare il ciclismo su strada nel tempo libero e ogni estate, a partire dagli anni Ottanta, parte in solitaria in sella alla bici da corsa e macina circa 200 Km al giorno verso destinazioni sempre diverse. Da San Sebastiàn Donostia in Spagna a Santa Maria di Leuca in Puglia, dalle più belle località della Liguria a Saint Garmain Laprade, paese francese gemellato con Calco, fino alle grandi metropoli d’Europa.
“Il primo viaggio è stato a Roma e sono tornato nella Città Santa in bici per 5 volte, l’ultima 2 anni fa” ha raccontato “Il tragitto classico è quello attraverso il Passo della Cisa, passando da Parma e dalla Liguria e percorrendo poi la Via Aurelia. La strada più faticosa è la Via Cassia che attraversa l’Appennino, passando da Bologna e Firenze”. Spesso è proprio il viaggio in sé la parte più affascinante dell’avventura. “Lontano dalle autostrade e con il ritmo delle due ruote si colgono particolari inaspettati, si scopre la vera essenza di una città del Sud Italia o di una grande metropoli estera. Studio personalmente il tragitto di volta in volta stabilendo le tappe sulla cartina, ma sono molte le variabili in gioco e spesso è necessario adattarsi alle circostanze”.
Gli inconvenienti non sono mancati, ma molti rimangono nella memoria del dottor Ripamonti come piacevoli ricordi. “Non è possibile prenotare nulla prima della partenza perché non si sa mai dove si sarà in un determinato giorno” ha raccontato “C’è sempre il problema di trovare una stanza d’albergo libera in altissima stagione e a volte ho pedalato per chilometri al buio prima di trovarne una. Ricordo il dramma di trovare una stanza a Rimini il 15 di agosto, l’ho scampata soltanto perché una persona ha disdetto all’ultimo. Molti albergatori, colpiti dalla mia storia, si adoperavano per chiamare tutti gli alberghi della zona e trovarmi un letto, o addirittura mi offrivano soluzioni di fortuna. A Grosseto ho dormito nell’auto della proprietaria dell’albergo, che mi avrebbe fatto dormire anche sui divanetti della hall se avessi voluto. Mi è capitato di finire in vere e proprie bettole con i muri di cartone o in alcuni alberghi francesi lussuosissimi e decisamente costosi”.
A volte sono le condizioni climatiche a influenzare il viaggio. “Pioggia, grandine, nebbia, vento e sole cocente. Ho affrontato qualsiasi condizione atmosferica, mi è capitato di soffrire il freddo in Spagna e il caldo in Austria verso Budapest, a volte le intemperie e il vento contrario mi hanno rallentato molto, ma la cosa più fastidiosa resta il sole negli occhi al momento del tramonto”. Se Roma è la città più cara a Francesco tra quelle visitate, il viaggio al santuario di Santiago de Compostela è stato senza dubbio il più significativo.
“Era il 2002, sono partito da Calco e ho raggiunto Milano in bicicletta, da lì un treno mi ha portato a Jean Pied de Port, da cui ho intrapreso il “Camino de Santiago” verso il santuario, 800 Km più a ovest. È stato un viaggio faticoso perché ricco di saliscendi, i ciclisti e i pedoni che lo intraprendono ricevono un timbro ad ogni nuova tappa che riescono a raggiungere e dopo un certo numero di Km percorsi si riceve il “Diploma del pellegrino”. È stata un’esperienza unica, ho incontrato gente di ogni dove e dormito in ostelli per i pellegrini che non costano nulla”. In tanti anni di viaggi in solitaria solo una volta Ripamonti è stato coinvolto in un incidente.
“Un’automobile mi ha tamponato nel 2001 al confine tra Francia e Spagna, ho dovuto interrompere il viaggio e salire sul treno per tornare a casa”. Quella del ritorno sui binari è una costante nei suoi viaggi, effettuati con un mezzo di trasporto davvero all’avanguardia. “Il telaio è in titanio e la sella ridotta la minimo, per rendere la bici più leggera. Il bagaglio è piccolissimo, costituito una borsa sul manubrio e una più piccola legata sotto la sella. Ogni sera si fa il bucato e il giorno dopo si riparte”. Per reggere il ritmo è necessario ovviamente un allenamento costante.
“Una volta a settimana percorro all’incirca 100 Km in pianura, recandomi a Lodi o Rivolta d’Adda o affrontando qualche salita verso Valcava. Quest’anno non avevo molto tempo a disposizione perciò sono arrivato solo ad Arma di Taggia, vicino a Sanremo”. Viaggi impensabili per un comune mortale ma che il dottor Ripamonti, nonostante l’età e le ramanzine della moglie che cerca ogni anno di farlo desistere dall’impresa, non ha intenzione di smettere. Perché “La salita non va affrontata, va goduta”.
http://merateonline.it/Finestra_Zoom.asp?ID=67844&Sezione=MAIN
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