Riti e tradizioni quaresimali nel basso mantovano di Roberto Oliani
Terminato il carnevale. ecco iniziare il periodo di Quaresima.
Alla mezzanotte del martedì prima del rito delle Ceneri, i rintocchi di una campana annunciavano la fine del Carnevale e l’inizio della Quaresima. Nel gergo comune essa era chiamata “la renga” poiché nel periodo antecedente la Pasqua si praticava l’astinenza e si mangiava di magro. Sino a cent’anni fa, nei quaranta giorni quaresimali le suddette prescrizioni venivano osservate con devozione; frequente era pure la penitenza caratterizzata da pasti fugali e dalla continenza nei rapporti intimi tra coniugi. Inoltre, i matrimoni dovevano essere celebrati sobriamente, non si andava a caccia ed i giochi ed i divertimenti in generale erano banditi. Tuttavia queste limitazioni subivano una pausa a metà dei quaranta giorni. Ciò accadeva nella quarta domenica dopo le Ceneri, e quel giorno era considerato festoso. Un lauto pranzo interrompeva le suddette restrizioni alimentari, e dopo il tramonto qualcuno si abbandonava alle danze. Non era poi raro che a volte avesse luogo “L’incendio del fantoccio”. Un pupazzo quasi a grandezza d’uomo veniva bruciato, e dalle fiamme, dalle braci e dalle ceneri si traevano auspici per i futuri raccolti.
Il Ciclo Pasquale.
Anticamente, il periodo compreso tra il 22 marzo ed il 25 aprile era caratterizzato da grandi feste per l’inizio dell’attesa nuova stagione primaverile. Pasqua, la festività religiosa di prima importanza, quando cadeva “Alta” (nel mese di aprile) era considerata di buon auspicio. Diversamente, se essa si celebrava entro marzo era denominata “Bassa” e la credenza era di segno opposto. Tuttavia, un adagio metteva a tacere queste voci affermando che: “Pasqua alta o basa la vegn via con la so frasca”. La festività dunque era sempre ben gradita, con i suoi doni di rami fioriti e del ramoscello d’olivo col suo significato di Pace. Le celebrazioni iniziavano la Domenica delle Palme: sino a martedì aveva luogo il rito delle quaranta ore che si protraeva sino a martedì sera. Il mercoledì si provvedeva a pulire la chiesa ed a prepararla per le cerimonie precedenti la Pasqua. Esse cominciavano nel pomeriggio con la lettura dei salmi che si protraeva sino al tramonto; il rito era denominato “mattutino delle tenebre”. Nell’occasione si spegnevano quindici candele poste in chiesa, una per ogni salmo per ricordare la defezione degli apostoli vinti dal sonno nell’orto dei Getsemani. L’oscurità poi rammentava ai fedeli il terremoto seguito alla morte di Gesù e la notte che inaspettatamente e per breve tempo calò prima del previsto. Alla lettura del Vangelo in tema, verghe, messali e “battole” producevano uno strepitio all’interno del tempio chiamato “batar i matutin”. Il giovedì santo veniva preparato il sepolcro e si praticava la simbolica lavanda dei piedi sull’esempio del gesto compiuto da Gesù verso gli apostoli. Si celebrava una sola messa dal singolare rito della comunione: due erano le ostie consacrate, di cui una veniva consumata e l’altra posta nel sepolcro. Infine, durante “Il Gloria” le campane venivano legate in segno di lutto, rimanendo così sino alla vigilia di Pasqua. Il venerdì santo poi si eseguiva la “messa aliturgica” o “mesa seca” perchè mancante della consacrazione del pane e del vino. Inoltre, il sacerdote scopriva una piccola croce che, dopo essere stata appoggiata su di un cuscino di velluto, veniva offerta ai fedeli per un bacio. Ciò alla conclusione di diversi riti tra cui la “scapinada”, con il celebrante che saliva a piedi nudi i gradini dell’altare. Infine il sabato santo si apriva con la benedizione mattutina del fuoco e dell’acqua del fonte battesimale; alle 21 infine aveva luogo la “liberazione” delle campane. Era un momento atteso con ansia, ed allo scoccare dei rintocchi vi era una corsa generale a bagnarsi gli occhi: si ricordava così l’acqua del battesimo e si esprimeva la gioia per l’imminente arrivo della Pasqua. Quest’ultima usanza è rimasta in vigore sino al 1965, quando la riforma delle celebrazioni ne ha determinato la scomparsa a beneficio della messa di mezzanotte.
Roberto Oliani