Il deserto verde, bianco e rosso — Lombardi nel Mondo
Il deserto verde, bianco e rosso
Il privilegio di lavorare in teatro, a sentire Roland Rocchiccioli, non è nell’essere al centro dell’attenzione né nel poter vivere le vite immaginarie dei personaggi che si interpretano.
La vera fortuna è avere ogni sera dei tempi morti, prima di andare in scena; momenti di solitaria meditazione che Roland spesso ha sfruttato, in quarant’anni di carriera, per ripercorrere e analizzare il proprio passato.
Non stupiscono, dopo un esercizio così meticoloso, il livello di dettaglio dei suoi ricordi e l’ampiezza del progetto artistico con cui li sta portando alla luce: l’autobiografia And be home before dark, lo spettacolo Now you can eat Father Christmas e presto il documentario The Italian girls from Gwalia.
Roland ha passato la sua infanzia, tra gli anni ’50 e i primi ’60, in un remoto e desertico paesino minerario del Western Australia – Gwalia, appunto – la cui popolazione era composta per oltre la metà da italiani… e italiane, naturalmente.
È proprio delle storie di queste donne che Roland si occuperà nel suo prossimo lavoro, perché non si perda la memoria delle loro esperienze – spesso drammatiche, sicuramente difficili, non per questo prive di amore, di soddisfazioni e di felicità.
“Non c’era paragone tra le donne italiane e quelle australiane”, racconta enfaticamente Roland. “Nelle italiane c’era un ethos che nelle altre non esisteva affatto”.
Il suo invito è a immedesimarsi con queste giovani mogli e madri, per provare a comprendere i problemi con i quali si sono dovute confrontare: se le barriere linguistiche e culturali sono qualcosa che ogni emigrante ha dovuto sperimentare, in misure diverse, è angosciante l’idea di lasciare un paese del Nord Italia sperando in un futuro migliore, per ritrovarsi invece catapultate in un paesaggio da film western, circondate da centinaia di chilometri di nulla.
“Immagina queste ragazze che arrivano a Perth o Fremantle, prendono il treno per Gwalia e arrivano lì di notte. Si vedono solo le luci della miniera, nel buio, e il posto sembra persino romantico. Al mattino dopo queste ragazze si svegliano, e scoprono scioccate in che tipo di posto sono davvero finite”.
L’esempio non è campato per aria: “Una di queste italiane – racconta Roland – cominciò a piangere e disperarsi dal primo giorno in cui mise piede a Gwalia e continuò per mesi, al punto che ne morì”.
“La maggioranza di loro, nonostante tutto, decise di rimanere: anche avendo la possibilità di tornare in Italia, non vollero farlo; impararono ad amare l’Australia e la loro vita. Erano donne resistenti e molto coraggiose, sono state delle pioniere”.
Nel 1963, lo stabilimento minerario Sons of Gwalia chiuse per sempre; insieme alle suggestive luci di quello si spense la cittadina stessa, cui veniva a mancare la principale ragione di esistenza e fonte di sussistenza. I suoi abitanti si dispersero ma continuarono a ritrovarsi, nel corso dei decenni: lo stesso Roland ha mantenuto i contatti con diversi di loro, e per realizzare il suo documentario tornerà per circa un mese a Gwalia – oggi città-fantasma – e porterà con sé dodici sue ex concittadine di origini italiane.
“Hanno qualche anno in più di me – spiega Roland – ma siamo cresciuti assieme. Le loro madri, le immigrate di prima generazione, purtroppo non ci sono più; è un peccato che io non abbia raccolto prima le loro testimonianze dirette, ma semplicemente non ero pronto”.
“Fino a quando non avrò cominciato a girare il film, non voglio scoprire con troppa precisione cosa hanno da raccontarmi le donne che intervisterò: non sono attrici professioniste, se dovessero ripetersi perdebbero in spontaneità”.
“Insieme a loro, porterò con me anche il coro femminile La Voce della Luna, da Fremantle: le italiane cantavano tutto il tempo, e le donne del coro saranno la loro immagine, la loro voce”.
The Italian girls from Gwalia aggiungerà così un altro tassello al racconto della storia degli italiani in Australia… e in qualche modo, a pensarci bene, darà finalmente una risposta a chi si è sempre chiesto che fine avesse fatto Carmela, il personaggio di Claudia Cardinale, dopo Bello onesto emigrato Australia.
DANIELE ZINNI
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