L’interrogativo Romney continua — Lombardi nel Mondo
L’interrogativo Romney continua
Le primarie presidenziali repubblicane appaiono come un incubo da cui chi è coinvolto stenta a risvegliarsi. Romney, il candidato prescelto, non riesce a chiudere la partita ma i suoi avversari non sono in grado di scalzarlo. Nessun candidato è stato capace di allargare la base elettorale d’inizio e la possibilità che nessun candidato riesca a raggiungere il numero dei delegati necessari alla nomination di Tampa in agosto si sta lentamente insinuando.
Mitt Romney sta vincendo di misura, ma se ha dominato nel New England e nell’ovest mormone, le sue vittorie nel Midwest industriale – Michigan – Ohio – sono state risicate e costose, e continua a essere debole nella Bible Belt. Romney è votato dalla classe medio alta ma ha perso punti presso la classe operaia a vantaggio di Santorum. In Virginia ha vinto 60 a 40 contro Ron Paul. I sostenitori di Gingrich e Santorum, non in lista, hanno fatto confluire i loro voti su Ron Paul, completamente assente dalla campagna. Romney, pur in gara da solo non ha stravinto.
Romney non sta lottando contro politici del calibro di Dwight Eisenhower o Ronald Reagan: Santorum e Newt Gingrich sono stati sconfessati dai loro elettori ( Santorum nel 2006) o dal partito stesso (Gingrich), sono deboli e la loro campagna ancora di più. Ambedue non sono riusciti a entrare nelle liste elettorali della Virginia e Santorum non ha messo assieme tutti i delegati possibili in Illinois e Ohio.
Da parte sua Santorum ha il sostegno della base più conservatrice del partito e dei ceti più bassi ma non fa breccia nei sobborghi più abbienti. H avuto buoni ruusiltati negli stati della prateria e del sud ma continua a perdere voti nei confronti di Gingrich. Santorum deve battere Gingrich in Alabama e Mississippi nel prossimo turno delle primarie se vuole sconfiggere definitivamente Gingrich e assicurarsi i suoi sostenitori.
Il Supermartedì è stato disastroso per Gingrich che ha vinto in Georgia, il suo stato natale ma non è mai arrivato nemmeno secondo in nessuno degli altri nove stati dove si sono tenute le elezioni e in cinque stati si è piazzato quarto dopo Ron Paul. Il ruolo di Gingrich alla primarie si riduce a quello di privare Santorum dei voti necessari a contrastare Romney. Qualcuno si chiede se il Sheldon Adelson, il magnate di Las Vegas che finanzia Gingrich – non stia in realtà dando una mano a Romney a battere Santorum.
Romney non ha il numero sufficiente di delegati necessari alla nomination e potrebbe essere costretto a venire a patti con gli avversari , fatto che potrebbe danneggiare le sue già scarse prospettive generali. Il suo distacco dagli elettori ispanici è abissale, dovuto alla sua linea dura nei confronti degli immigrati illegali. Ai primi di marzo 2012, Obama aveva il 70 % delle loro preferenze contro il 14% di Romney. Romney potrebbe ribaltare la scena proponendo un ticket con il senatore cubano americano Marco Rubio della Florida, ma nel caso arrivasse a Tampa a corto di alcuni delegati potrebbe essere costretto a designare Santorum. In quest’ultimo caso il vantaggio sarebbe però minimo.
In conclusione, la debolezza del campo repubblicano è il riflesso della debolezza del suo elettorato. I repubbblicani vogliono un candidato che indirizzi la loro rabbia verso Obama e l’America da lui presieduta economicamente, stagnante e sempre più multirazziale. Vogliono un candidato che riporti indietro l’orologio all’economia, alla demografia e alle verità di un’epoca mitica. Questi non sono argomenti per leader seri. In loro assenza ci sono Romney, Santorum, Gingrich e Paul.
E per tutti loro il dibattito sull’egemonia americana in politica ed economia a livello internazionale è completamente assente.
Fonti : Toronto Globe&Mail, meyersonh@washpost.com
Ernesto R Milani
Ernesto.milani@gmail.com
9 marzo 2012.
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