Compleanno di una rivista — Lombardi nel Mondo

Compleanno di una rivista

Esiste una rivista eccezionale. E una persona che da sempre ci crede. Se non avessi incontrato Lino Cerutti, forse il mio interesse per la storia dell’emigrazione italiana, i suoi flussi e riflussi, come per i personaggi, sarebbe sfiorito molto presto.

Esiste una rivista eccezionale. E una persona che da sempre ci crede. Se non avessi incontrato Lino Cerutti, forse il mio interesse per la storia dell’emigrazione italiana, i suoi flussi e riflussi, come per i personaggi, sarebbe sfiorito molto presto.

Al direttore de Le Rive e alla rivista devo moltissimo. Una rivista unica nel suo genere, sia nella grafica che negli articoli. Anno dopo anno ha raccolto una messe di informazioni documentaristiche che, per il territorio di Novara, nella sua “originaria dimensione storica”, vale un tesoro. Quando amici tedeschi si trovarono tra le mani alcuni numeri de Le Rive, rimasero senza fiato. Sorpresi da una industria e da un editore, un direttore e collaboratori che ogni due mesi riuscivano a realizzare un prodotto invidiato da molti.

Da questo sito un grazie a Lino Cerutti e a chi ha sempre creduto in questo mezzo di cultura, comunicazione e memoria.

 

 

Domanda: 20 anni di Le Rive, ricchi di sorprese culturali e di vere e proprie scoperte legate alla storia e al presente del territorio tra Sesia e Ticino. Cosa è Le Rive?

Risposta: Il sottotitolo della rivista precisa il carattere di Le Rive: Bimestrale di cultura, ambiente, turismo fra Piemonte e Lombardia. L’ambito territoriale a cui ci siamo sempre attenuti è la provincia di Novara, nella sua originaria dimensione storica, tra Sesia e Ticino, da ovest a est, e “dal Riso al Rosa”, da sud a nord: dalla Bassa al monte Rosa. Territorio di confine interno [Novara passò al Piemonte nel 18° secolo, prima era sotto influenza lombarda] il novarese esprime una cultura significativa, per dirla con Mario Soldati, una “civiltà lacustre e contadina”, fatta di lavoro nei campi e sulle montagne, di ingegnoso artigianato e di impresa industriale, di commercio e turismo, di arte e di fede nella costruzione di ben tre Sacri Monti (Orta San Giulio, Griffa, Domodossola), oggi dichiarati dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. Terra di emigrazione ha assimilato i caratteri di civiltà lontane, peculiarità che da subito rilevavano anche i viaggiatori europei del Gran Tour.

 

Domanda: Chi è Lino Cerutti?

Risposta: Per oltre trent’anni insegnante elementare e nel contempo ricercatore di storia locale. Con altri amici studiosi del territorio ho fondato una prima rivista Lo Strona, pubblicata dal 1976 al 1982, poi, dal 1991 curo l’edizione di Le Rive, nella nuova serie per l’Editrice Press Grafica di Gravellona Toce, prima come condirettore e dal 1999 come direttore responsabile. Ho pubblicato monografie e studi sul Cusio e la valle Strona, indagando su diversi aspetti della vita sociale, del lavoro, dei costumi e della tradizione. Per cinque anni (1990-95) ho fatto il sindaco di Valstrona. Di quella esperienza amministrativa ricordo con orgoglio la sistemazione di ben otto archivi storici e la ristrutturazione di due ponti in pietra. Il resto è quotidianità. Insomma, ho cercato di contribuire alla salvaguardia e divulgazione del “patrimonio culturale” del territorio.

 

Domanda: Il fenomeno Le Rive è diventato in 20 anni un rilevante archivio, una vera e propria memoria conservata in 100 fascicoli. Potrebbe farne un breve resoconto?

Risposta: I primi fascicoli già sono diventati memoria. La rivista completa il tempo di una generazione. I ragazzi che quest’anno sostengono l’esame di maturità stanno nel tempo di edizione di Le Rive. Nella pubblicazione si distinguono chiaramente i temi che hanno segnato percorsi di studio e di ricerca: la storia con le indagini d’archivio e le testimonianze dirette; la natura e l’ambiente; il lavoro e l’emigrazione, l’arte e le tradizioni. Se valutiamo quantitativamente l’apporto di Le Rive alla conoscenza del territorio, bisogna contare, ogni anno, 484 pagine di rivista, a cui vanno tolte 34 pagine di pubblicità. Le 450 pagine di testo e foto sono da ripetere per 20 anni, quindi 9.000 pagine di notizie! Un corpus di informazioni che nessuna altra rivista locale è riuscita a mettere insieme.

 

Domanda: Questo archivio deve ringraziare di sicuro chi ha creduto in un progetto che prevedeva, sin dagli inizi, la scoperta storica e sociale del territorio. Può accennare a chi, imprenditori, fotografi, ricercatori e lettori, credette e crede a Le Rive?

Risposta:La fortuna di Le Rive è determinata dall’aver saputo mettere in sinergia differenti opportunità: gli autori, per quanto concerne la parte redazionale; gli inserzionisti, ossia le industrie che hanno reso possibile la stampa; l’editore per la costanza nel continuare in questa operazione più di prestigio che di utilità economica; i lettori, che danno gratificazione all’impegno di presentare un “prodotto” culturalmente valido e apprezzabile da un punto di vista dell’immagine grafica. E’ da evidenziare l’apporto degli autori che “offrono” il loro contributo gratuitamente. Così è da sottolineare l’importanza delle fotografie nella illustrazione della rivista: sono tutte dello stesso fotografo (Carlo Pessina), risultando una lettura omogenea degli argomenti presentati e non una presentazione raccogliticcia di immagini.

 

Domanda: Le Rive è anche un biglietto da visita di un territorio che nella storia dell’emigrazione italiana è rilevantissimo. Cosa può dirci a questo proposito?

Risposta: Effettivamente la zona montana del novarese è stata fin dal XV secolo terra di emigrazione, soprattutto verso il centro Europa. Fortunate coincidenze hanno consentito di intrecciare notizie d’archivio e documentazione diversa  tra i paesi d’origine e i luoghi di arrivo. Ad aver dato grande (insostituibile) impulso a questa ricerca è stato Luigi Rossi con le sue ricerche sui “peltrai” di valle Strona e sui distillatori dell’Acqua di Colonia della valle Vigezzo. Personaggi e vicende di grande fascino umano e di suggestiva imprenditorialità. Storie che continuano nei nostri giorni attraverso gli ultimi discendenti che ritornano ai paesi d’origine alla ricerca di “radici”. Talora sono incontri in lontane città del continente a riannodare esili fili di memoria, di racconti famigliari, quando non è solo il cognome a fare da richiamo per ascendenze dimenticate. A ben guardare e a rileggere la storia di questo territorio, ci si accorge che vi è stato anche il ritorno degli emigranti. Lo si capisce dalla ricchezza artistica delle chiese e nel campo del lavoro dalla rapida industrializzazione a fine Ottocento, prima con le fabbriche di filatura e tessitura del cotone, poi con la creazione del distretto del casalingo, con industrie ben conosciute: Alessi, Lagostina, Girmi, Bialetti, Piazza, Calderoni…

Le Rive ha documentato, attraverso molti articoli, l’evoluzione di questo fenomeno irripetibile nel panorama italiano (e non solo) dell’artigianato e dell’industria.

 

Domanda: I 20 anni di questo periodico vengono festeggiati nel borgo valstronese di Sambughetto. Si evitano teatri e piazze. Si rinuncia a medaglie e pergamene. Perché questa scelta?

Risposta: Le Rive, per intuibili ragioni, non ha grande forza di penetrazione sul mercato editoriale. Ha una diffusione mirata e per certi versi “viaggia” con il passa parola. Sono anche gli inserzionisti che diffondono la rivista, inviandola agli uffici e personale di rappresentanza in Italia e all’estero. La platea dei lettori raccoglie interessi culturali e personali molto precisi. Non c’è bisogno di agitarsi in “operazioni di immagine”. Siccome questa “festa” la promuovo personalmente, mi piace far risaltare l’aspetto amichevole dell’incontro. Il luogo dell’incontro vuole avere il sapore della scoperta. Sambughetto è il paese delle streghe, presenze immateriali che vivevano nelle grotte scavate dal torrente ai piedi della montagna che si erge di fronte al paese. Ma è anche paese d’origine di inventori e artisti. Un nido d’aquila, dove l’aria non gira tra le case, tanto sono addossate le une alle altre, ma che noi nativi amiamo ferocemente. Qui si aprirà, quanto prima, un museo naturalistico sulla particolare geologia della valle. In questo ambiente, significativo ma appartato dal fragore quotidiano, voglio ringraziare i tanti amici che, quasi devotamente, hanno reso possibile questo piccolo miracolo nell’editoria italiana.  

 

Intervista a cura di Luigi Rossi (Bochum)

www.luigi-rossi.com

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