Intervista a Sante Zuffada – Presidente della Commissione Affari Istituzionali del Consiglio Regionale della Lombardia — Lombardi nel Mondo

Intervista a Sante Zuffada – Presidente della Commissione Affari Istituzionali del Consiglio Regionale della Lombardia

LE INTERVISTE IN ESCLUSIVA DEL PORTALE LOMBARDI NEL MONDO. La frase rivelatrice: L’Expò può servire come rilancio di carattere infrastrutturale e non può essere visto ed esclusivamente per i sei mesi dell’Expò. Bisogna fare opere che servono per il futuro, non soltanto per quel periodo e creare le condizioni perchè la Lombardia, Milano diventi anche un punto di approdo per un turismo di carattere internazionale.

Milanese, nato a Robecco sul Naviglio, di origine lodigiana.

–        Presidente Zuffada, lei è al secondo mandato in Consiglio Regionale: che cosa ha fatto per il territorio che rappresenta, in questo caso Milano?

–          Innanzitutto essendo espressione in particolare della provincia di Milano e avendo un origine ed un passato come amministratore locale, ho sempre ritenuto di mantenere i rapporti con il territorio e quindi con le amministrazioni in modo particolare dell’ovest Milano, dove vivo e risiedo, ma in generale con tutte le amministrazoni della provincia di Milano e non solo , proprio per essere loro voce all’interno del Consiglio Regionale. Quindi ho cercato di farmi carico di tutte quelle esigenze, soprattutto di carattere infrastrutturali che potessero in qualche modo rilanciare le attività economiche e sociali all’interno della zona della provincia di Milano in particolare. Perchè la provincia di Milano soffre di una presenza, in alcuni casi ingombrante, della grande città, della metropoli, che è la città di Milano. Spesso e volentieri la città di Milano tende a spostare verso la periferia e quindi verso la provincia problematiche che sono proprie della città: il problema dei trasporti, delle infrastrutture, dei servizi. E quindi creare un corretto rapporto tra provincia e città di Milano diventa estremamente importante e questo viene fatto solo ed esclusivamente mantenendo i rapporti con le realtà locali: con i sindaci, con i consigli comunali, con le realtà sociali, con la varie associazioni di categoria, del mondo del volontariato, del mondo sociale perchè questo credo che sia la vera ricchezza non soltanto della provincia in particolare, ma di tutta la regione Lombardia. Che se è diventata una delle regioni più importanti d’Europa lo deve in modo particolare e, secondo me in modo importante, da parte di tutte queste realtà che anzichè vedere la regione o la provincia, o le amministrazioni come qualcosa di negativo fanno delle critiche in senso costruttivo per migliorare le leggi, le disposizioni di carattere regionale perchè siano applicate correttamente a livello locale. Sono i comuni, in modo particolare, quelli che più di altri al di là di quanto si dice sono la vera espressione del federalismo, perchè quando parliamo di federalismo si dice di avvicinare di fatto il potere decisionale sempre più ai cittadini. Il comune è la realtà più vicina ai cittadini dove il sindaco, gli assessori, i consiglieri comunali hanno un rapporto diretto prima di tutto perchè sono eletti direttamente e quindi sono espressione dei cittadini e hanno tutto l’interesse anche personale oltre che istituzionale nel mantenere i rapporti con i propri cittadini e con le proprie realtà. Una similitudine può essere con i consiglieri regionali che, essendo eletti direttamente tramite le preferenze, è chiaro, o mantengono dei rapporti costanti con il territorio di cui sono espressione o altrimenti non vengono più riconfermati. È un rapporto diretto tra politica e cittadino che credo sia molto importante. Questo credo che sia stato il mio compito, che mi auguro sia stato eseguito nel miglior modo possibile, io ho un riscontro positivo: che io sono passato dal primo mandato dove avevo ricevuto circa novemila e cinquecento preferenze, alle dodicimila e cinquecento di questo appuntamento, il che significa che probabilmente il lavoro svolto è stato riconosciuto da parte degli elettori.

 

–        La Lombardia, nel suo insieme, ha sempre registrato importanti flussi migratori verso l’estero. Come vede oggi questo fenomeno? Pensa, con la sua Commissione, di poter avviare qualche iniziativa legislativa specifica in questo campo? 

–        Ma innanzitutto la regione Lombardia nel passato ha avuto, come lei ha ricordato, dei flussi migratori verso altri paesi e peraltro hanno contribuito come lombardi allo sviluppo economico e sociale dei paesi nei quali sono andati, e questo mi pare evidente. Oggi ci troviamo nella situazione che questi flussi migratori non sono terminati, sono cambiati in termini di qualità. Cioè mentre prima c’era una ricerca di lavoro comune, gente che andava in Belgio piuttosto che in altri paesi europei, o mondiali, oggi al contrario si va verso una maggiore professionalità che è una tendenza positiva e negativa nello stesso tempo. Spesso e volontieri persone di alta professionalità soprattutto giovani, ricercatori, professionisti che in una logica di globalizzazione dell’economia ed in alcuni casi anche della politica vanno altrove a cercare degli sbocchi che in alcuni casi non trovano a livello dell’Italia e della Lombardia. Quindi il nostro compito come regione, per quanto di nostra competenza, è di favorire delle situazioni e delle opportunità per mantenere queste professionalità all’interno delle regione, ma deve essere anche un polo attrattivo rispetto ad altre grandi professionalità di paesi di tutto il mondo perchè possano venire in Lombardia per dare un loro contributo, soprattutto nel mondo dell’università . Noi dobbiamo sviluppare la capacità delle università lombarde di essere attrattive nei confronti di studenti modelli di altre nazioni, che possono venire in Italia, portare un loro bagaglio e soprattutto avere quella preparazione che permetterà loro, una volta ritornati al loro paese natale, di avere dei rapporti sempre più costanti e positivi con la realtà della regione Lombardia. Questo credo che sia una delle funzioni della Lombardia in particolare, ma direi del sistema Italia che al contrario se tende a chiudersi e non ad aprirsi come è auspicabile, ci giochiamo il nostro futuro. Perchè se noi riuscissimo a fare, ad esempio, delle formazioni professionali: l’artigiano, il piccolo commerciante, il professionista dei paesi esergenti, parlo ad esempio dei paesi dell’Africa tanto per non fare nomi, l’Oriente è un pochino più lontano, ma se noi riuscissimo a preparare la classe dirigente di questi paesi del futuro vorrebbe dire anche investire sul futuro non solo loro, ma anche nostro. E questa è una sana politica che, secondo me, la Lombardia sta cercando di completere e in alcuni casi trovo inopportune quando si dice che la Lombardia non deve allacciare dei rapporti con dei paesi esteri perchè la politica estera la fa il Ministero degli Esteri, che è giusto e corretto che sia così, ma se noi riuscissimo ad utilizzare le nostre strutture, anche regionali, e soprattutto coinvolgendo le realtà industriali ed artigianiali delle associazioni di categoria, per far in modo di poter far venire in Italia o portare all’estero nei paesi emergenti questa possibilità di preparazione professionale è una ricchezza che non serve solo alla Lombardia, ma anche in futuro ai lombardi del prossimo futuro.       

 

–        Quali ritiene possano essere le priorità e le normative da proporre nel corso di questa Legislatura per il territorio che lei rappresenta?

–        Ma come ho detto precedentemente fermo restando il fatto che bisognerà vedere nel prossimo futuro quali saranno, nella logica del famoso federalismo, le deleghe che verranno conferite alle regioni rispetto alle attuali. Secondo me bisogna aumentare le deleghe a livello regionale per una logica di mettere sempre più vicino il potere decisionale ai cittadini, questo è importante. Fondamentalemente noi abbiamo un problema di carattere infrastrutturale della regione Lombardia. La Lombardia ha fatto dei passi da gigante, però è in arretrato rispetto ad altri paesi europei di circa venti, venticinque anni. Di infrastrutture di viabilità non soltanto su gomma, ma soprattutto su ferro dove siamo in notevole ritardo. Io non capisco alcuni che contrastano ad esempio i vari canali di collegamento dell’Italia con i paesi esteri, perchè è l’unico sistema che permetterà in un prossimo futuro all’economia lombarda di essere competitiva agli altri paesi. Al di là del costo del lavoro, al di là del costo dell’energia che sono comunque dei problemi per le nostre attività industriali, noi paghiamo il nostro sistema industriale con dei ritardi proprio di collegamento per cui costi delle nostre merci rispetto ad altre merci di altri paesi diventano non più concorrenziali. Lì bisogna evidentemente investire notevolemente: è stato fatto in questi ultimi anni, bisogna seguire questa linea. Alcuni sostengono che la regione vorrebbe comportarsi come il governo ha cercato di fare nella famosa “Legge Obiettivo”, nel senso di prevalicare alcune realtà locali in campo infrastrutturale. Io ritengo che il principio della collaborazione, della partecipazione, del coinvolgimento con le realtà locali sia oltremodo importante. Ad una condizione: che alcune piccole realtà locali, che fanno un discorso squisatamente di campanile senza tener conto di uno sviluppo territoriale, non possono essere di preclusione e di ostacolo a questa azione infrastrutturale di cui parlavo prima. La mia azione è quella di favorire questo dialogo, nelle realtà che meglio conosco, per fare in modo che alcune opportunità che nel passato e nel presente, e mi auguro nel futuro, fossero date a delle realtà locali non vadano perse. Perchè in un periodo di grave difficoltà economica quale è l’attuale non utilizzare alcune risorse che sono disponibili per infrastrutture locali, secondo me, è un suicidio, di carattere politico e di carattere amministrativo perchè ci sono alcune realtà che aspettano da decenni la soluzione di alcuni problemi di questo tipo. Se quanto ci chiedono le realtà industriali, la piccola e media impresa, per avere servizi non per avere aiuti di carattere economico perchè sono stati grandi e capaci i nostri cittadini lombardi del mondo imprenditoriale di aver fatto grande la Lombardia e di superare questo momento di difficoltà. La politica deve fare la sua parte e credo che il compito della politica sia questo e io credo che a questo punto non possiamo deluderli.          

 

–        Expò 2015. Come vede l’Expò in questo momento?

–        Ma guardi io dell’Expò fino ad ora ho sentito solo parlare soltanto di terreni, di proprietà di terreni, di rapporti tra comune, provincia e regione. Credo che sia giunto il momento, anzi secondo me siamo già in ritardo, di cominciare ad entrare nei contenuti. E soprattutto che la vicenda dell’Expò non può essere vista solo ed esclusivamente come un problema della città di Milano. O si riesce ad allargare il discorso coinvolgendo anche le realtà territoriali in questo caso io credo addirittura dell’intera Lombardia e non solo della Lombardia, perchè è un evento di carattere nazionale ed internazionale. Se si riesce a far questo vedo un futuro positivo per l’Expò, se al contario si incominciano le polemiche tra comune, provincia e regione, attualmente tra comune e regione e non so chi altro, noi disperdiamo delle risorse e soprattutto nel momento di difficoltà come è l’attuale in cui le risorse, come ricordavo prima, sono ridotte bisogna stabilire delle priorità. L’Expò può servire come rilancio di carattere infrastrutturale e non può essere visto ed esclusivamente per i sei mesi dell’Expò. Bisogna fare opere che servono per il futuro, non soltanto per quel periodo e creare le condizioni perchè la Lombardia, Milano diventi anche un punto di approdo per un turismo di carattere internazionale. Noi sicuramente non possiamo essere mete di un turismo di carattere prettamente stagionale, dobbiamo essere un turismo di carattere culturale e di carattere imprenditoriale, dobbiamo offrire proposte di carattere culturale. Questo credo che sia il compito dell’Expò e mi auguro che su questo si possa lavorare entrando nel merito e non più nella polemica.    

 

Giovanni Girardi    

 

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