1939 – 1945: schiavi di Hitler in Renania e Vestfalia — Lombardi nel Mondo

1939 – 1945: schiavi di Hitler in Renania e Vestfalia

In questi primi giorni di marzo si è avviato presso il Tribunale di Mantova un procedimento per un processo intentato da 44 IMI, ex schiavi di Hitler, che chiedono un risarcimento per i due anni da schiavizzati trascorsi nelle fabbriche e miniere naziste. Diamo il via a una breve serie documentaria su questa ancora oscura pagina di storia e Resistenza (foto: la tomba comune dove riposano più di 50 IMI a Hagen).

Il destino delle lavoratrici e lavoratori coatti stranieri impiegati dal Terzo Reich, dopo la fine del secondo conflitto mondiale, finì ben presto nell‘oblio. Solo il dibattito sul risarcimento per i coartati dal regime nazionalsocialista, avviato nel 1999, fa riprendere l‘esame di questa realtà.

Con il progetto 1939 – 1945: schiavi di Hitler in Renania e Vestfalia si è voluto presentare la realtà storica nella Regione Renania – Vestfalia e mantenere la memoria di chi fu direttamente coinvolto.

Operai specializzati dell‘Europa occidentale, contadini polacchi, civili russi e di altre nazionalità, internati militari provenienti dai territori occupati dalle forze armate tedesche, donne e uomini, addirittura bambini, durante il secondo conflitto mondiale furono ridotti in schiavitù.

Nell‘epoca del regime nazionalsocialista, in Germania e nei territori occupati, vennero impiegate più di 13 milioni di persone, costrette al lavoro nelle più inumane condizioni.

 

Questa la provenienza dei lavoratori stranieri

 

Nazionalità       Lavoratori civili            Internati militari Totale

1939 – 1945               1939 – 1945                1939 –1945

           

Paesi baltici      75.000                                                           75.000

Belgio              375.000                       65.000                         440.000

Bulgaria           30.000                                                           30.000

Danimarca       80.000                                                           80.000

Inghilterra                                          105.000                       105.000

Francia             1.050.000                  1.285.000                    2.335.000

Grecia              35.000                                                          35.000

Italia                 960.000                      495.000                       1.455.000

Croazia            100.000                                                         100.000

Olanda             475.000                                                         475.000

Polonia            1.600.000                    300.000                       1.900.000

Svizzera           30.000                                                           30.000

Serbia              100.000                       110.000                       210.000

Slovacchia       100.000                                                         100.000

Un. Sovietica   2.775.000                    1.950.000                    4.725.000

Boemia e Moravia

(Repubblica cèca)  355.000                                                   355.000

Ungheria          45.000                                                           45.000

Altri                 250.000                       275.000                       525.000

Totale stranieri 8.435.000                    4.585.000                    13.020.000

 

L‘impiego di lavoratori, provenienti da ogni angolo del continente europeo, non riguardò solamente l‘industria bellica, il settore minerario e l‘agricoltura. Anche i Comuni e i privati approfittarono dei deportati in Germania.

Le condizioni di vita e di lavoro erano originate e dipendevano dall‘ideologia razzista nazionalsocialista. I lavoratori coatti provenienti dall‘Europa dell‘Est ebbero a soffrire un particolare e duro destino. Essi venivano considerati come persone di seconda classe.

Il progetto 1939 – 1945: schiavi di Hitler in Renania e Vestfalia si collega alle attività svolte nella Gesamtschule Fritz Steinhoff di Hagen. Grazie a questo Istituto, dove Lingua e Cultura italiana offrono importanti impulsi interculturali, vennero rintracciati elementi importantissimi per ricostruire la realtà degli internati militari italiani nella città di Hagen: la lista completa del Lager 341-Schmiedag; le memorie del cappellano militare don Giuseppe Barbero, offerte ora anche ai lettori tedeschi; i ricordi del medico Guglielmo Dothel; il ricupero di corrispondenza e materiale fotografico; l‘ospitazione di 3 ex-IMI che nel marzo 2001 visitarono la città e la scuola lasciando testimonianze e ricordi. La documentazione raccolta fa ora parte del centro di documentazione di Centallo (Cuneo).

prima puntata (Luigi Rossi, Bochum)

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