Giovani, non mollate — Lombardi nel Mondo

Giovani, non mollate

A dirlo è Carlo Azeglio Ciampi, presidente emerito della Repubblica italiana, nel libro “A un giovane italiano”. Si apre così l’editoriale di padre Luciano Segafreddo, che introduce il numero di marzo del Messaggero di sant’Antonio – edizione italiana per l’estero. Appello che ci sentiamo di sottoscrivere. Di Luciano Segafreddo

Ne riportiamo di seguito il testo integrale.

“Sul fenomeno della mobilità italiana all’estero, in continuità con l’esperienza migratoria che dall’Unità d’Italia in poi ha lasciato memorie e testimonianze gloriose, sono stati di recente diffusi alcuni nuovi dati che meritano la nostra attenzione.

Nel “Rapporto italiani nel mondo 2011”, Delfina Licata informa che gli iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero sono 4.115.235. Rispetto al 2010, si registra un aumento di quasi 90 mila unità, nella maggior parte giovani tra i 20 e 34 anni che si sono trasferiti nei Paesi europei e in Nord America per motivi di studio o per lavoro. L’inserimento nei nuovi Paesi è facilitata dalla loro giovane età, dall’alto livello di istruzione e dalla loro stessa disponibilità d’integrarsi, più che dalla condizione socio-economica. Oltre a loro, molti altri connazionali vanno all’estero ma per brevi periodi di lavoro e non sono soggetti, quindi, alla cancellazione anagrafica dal comune di residenza.

Siamo dinanzi, quindi, a una mobilità diversa da quella della “vecchia emigrazione”, che nel mondo ha raggiunto una discendenza stimata tra i 60 e gli 80 milioni. Riguarda “cervelli” che vogliono crescere culturalmente e giovani in ricerca di lavoro. La loro partenza – anche se pone interrogativi sulla durata del legame con la patria, involontariamente, impoverita di un capitale umano così importante – presenta però delle prospettive. Infatti, l’inserimento in importanti università del mondo e l’aumento di professionalità può essere occasione per promuovere italianità nei contesti culturali, sociali e produttivi in cui questi giovani s’inseriscono. Con i loro contatti personali o attraverso i social network, essi possono stimolare nelle istituzioni e associazioni italiane in crisi, scelte che diano un futuro a realtà che hanno promosso cultura, lingua italiana, tradizioni e iniziative, suscitando partecipazione e rapporti.

Anche noi vogliamo dare voce a questi giovani italiani. Come quelli dell’AIA, l’Associazione Italiani Australia divenuta punto di riferimento per tanti giovani residenti e per chi sceglie il nuovissimo continente per lavoro o crescita professionale. Oppure quelli che in Brasile, per esempio negli Stati di San Paolo, Rio Grande do Sul e di Santa Catarina, animano le molte associazioni con giovani oriundi italiani. O, ancora, le giovani leve del Comitato delle Associazioni Venete in Argentina (CAVA) e delle associazioni di Mar del Plata.

Con uguali finalità sono oggi in evidenza le Regioni italiane e alcuni Comites operanti in Germania, in Canada, in Usa. Positiva anche l’opera di giovani oriundi accanto ai sacerdoti italiani nel mondo, ai quali oggi è chiesto d’inserirsi nella pastorale delle diocesi locali. Sacerdoti che, come sottolinea monsignor Battista Bettori coordinatore delle Missioni cattoliche italiane del Belgio-Lussemburgo-Paesi Bassi, sono “chiamati a confrontarsi con l’arrivo di migliaia di giovani, nella maggioranza dei casi con alti livelli d’istruzione, spesso pendolari con l’Italia, che vivono un allontanamento dalle proprie radici e rischiano di trovarsi senza una comunità di riferimento”.

Nel libro “A un giovane italiano”, il presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi scrive: “Ci sono tornanti della storia in cui si rivela più che mai indispensabile mettere in moto la carica trainante dei giovani”. Egli sprona i giovani a “non mollare”: e l’esortazione è rivolta anche a quelli residenti nel mondo, affinché il legame con l’italianità, vissuta come patrimonio e valore aggregante, sia sorgente di rapporti interculturali e sociali a favore della terra d’origine”.

Fonte: aise

{� us�/M �_M i relatori che depositano il tesoro dei loro pensieri al pubblico presente e se ne vanno senza ascoltare nessun altro. Continuando la disamina dei punti all’ordine del giorno, ai sensi di legge, il CdP ha dovuto stabilire le priorità di spesa a fronte di un contributo per il proprio funzionamento che è sceso molto al di sotto della metà delle prime assegnazioni inizialmente stabilite per legge. Si è dovuto tener conto della necessità di lasciare in cassa i fondi necessari a far riunire il CGIE rinnovato, speriamo entro novembre di quest’anno, in modo che possa insediarsi ed affrontare subito il nodo della finanziaria 2013. Non sono state ancora fissate le date delle riunioni, ma si cercherà di realizzare al più presto assemblee nazionali che usino i moderni meccanismi di collegamento a distanza, le conferenze telematiche, tutto ciò che consente di dibattere insieme, pur rimanendo nei propri luoghi di residenza. Si farà partire il questionario per il monitoraggio socio-sanitario, opportunamente adeguato alle leggi vigenti in materia di privacy, in tutti i Paesi nei quali sarà possibile farlo. Si insisterà affinché siano indette al più presto le elezioni dei Com.It.Es.: per quanto ci riguarda questa è l’altra emergenza urgente che colpisce la vita degli italiani all’estero nella struttura delle loro rappresentanze.

Ci vogliono sedici milioni di Euro per rinnovare gli organismi di base e quello di raccordo. Sulla carta ce ne sono sette: sei per i Com.It.Es. e uno per il CGIE. I partiti in Italia sembrano giunti ad un accordo trasversale sulla riforma del Parlamento. C’è chi dice che il contingente eletto all’estero scenderà da dodici alla Camera e sei al Senato a otto e quattro rispettivamente. C’è chi afferma che si è creata una larghissima maggioranza concorde sulla proposta di cancellare la circoscrizione estero tout court. A questo punto sarebbe bene avviare una riflessione molto  seria su quanto conviene alle

comunità all’estero: una rappresentanza parlamentare azzoppata con Com.It.Es. e CGIE deboli e sotto-finanziati oppure l’apertura dei partiti a candidare direttamente in Italia degli italiani residenti all’estero, che possano portare le loro esperienze all’interno delle due Camere (come è già successo in alcuni casi prestigiosi e validissimi) affiancando a loro un CGIE potenziato nei suoi poteri, compiti e funzioni, in costante contatto con la rete dei Com.It.Es. e delle associazioni?

Cosa giova di più sia a noi che all’Italia? Pensiamoci, davvero seriamente, e non facciamoci sviare dalle ricandidature o candidature in pectore dei soliti noti (o ignoti che siano). Stiamo vivendo una stagione di cambiamenti, provocati e condizionati dal mondo che cambia più rapidamente di noi. Non possiamo rimanere arroccati sulla realtà del passato. Sarebbe ridicolo fare le barricate per difendere l’esistente non più consono ai tempi che ci hanno sorpassato. Pensiamoci. Ma questa volta seriamente”.

Fonte: (aise)

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