Storia del Brasile — Lombardi nel Mondo

Storia del Brasile

Una terra assegnata alla Spagna ed al Portogallo prima di essere esplorata. La tragedia della schiavitù e le sua conseguenze sulla storia del paese. Dalla monarchia alla repubblica. Il regime militare, la soppressione di molte libertà e il ritorno alla democrazia.

La storia del Brasile riguarda il periodo successivo alla sua scoperta, in quanto delle sue vicende precedenti ben poco si sa, ed ha un inizio piuttosto insolito. Prima ancora che fosse scoperto ufficialmente, nel 1500 da Pedro Alvares Cabral, con il Trattato di Tordesillas del 1494  il Brasile fu assegnato alla Spagna ed al Portogallo.

 

 

Inizialmente vi furono notevoli difficoltà nella colonizzazione della nuova terra al punto che questa iniziò solo nel 1532 con la fondazione di Vila de Sao Vincente  che fu affidata a Martin Afonso de Sousa titolare di una concessione amministrativa elargita dal re portoghese. Le cose non andarono come previsto e fu nominato quindi un Governatore Generale, Tomè De Sousa che nel 1549 fondò la città di Salvador. Un triste evento del XVI fu l’istituzione della schiavitù, prima applicata alle popolazione indigene e poi allargata a gruppi di africani. Le condizioni di lavoro erano terribili e molti tentarono la fuga cercando di crearsi un avvenire altrove. Gli africani seppero tuttavia inserirsi nella popolazione brasiliana e già prima della abolizione della schiavitù, nel 1888, si fusero con gli europei. Il Trattato di Tordesillas, che come si è detto assegnava a Spagna e Portogallo il possesso delle terre brasiliane di fatto venne  violato dalle incursioni di persone di diversi paesi europei che vi fondarono alcune colonie. Tra questi vanno ricordati i coloni francesi che cercarono di stabilirsi nell’odierna Rio de Janeiro e soprattutto gli olandesi che arrivarono a conquistare la parte della costa più accessibile dall’Europa. Dopo lunghe vicende la presenza olandese, sempre fieramente contrastata di fatto venne a cessare nel 1661.

Nel 1808 il Re del Portogallo, insidiato in patria  dalle truppe di Napoleone, si trasferì con tutta la sua Corte a Rio De Janeiro ove rimase fino al 1815. Con il Congresso di Vienna il Brasile divenne un regno nello stato portoghese. Questi  assunse il nome di Regno Unito di Portogallo, Brasile ed Algarve e monarca del nuovo stato brasiliano fu incoronato  re Joau VI. Le relazioni tra il paese sudamericano ed il Portogallo con il passare del tempo divennero sempre più tese fino a giungere nel 1821 al dissolvimento del Regno Unito. Nel 1825 il Trattato di Rio de Janeiro riconobbe a Brasile  e al suo sovrano Joao VI la piena autonomia nei confronti dello stato portoghese, dopo che nel 1824 venne concessa la nuova Costituzione, per altro troppo accentratrice del potere nelle mani del monarca. Questo determinò forti tensioni e ribellioni in diverse località che portarono alle dimissioni del Re nel 1831.

La schiavitù che era stata introdotta nel XVI secolo venne contrastata dai gesuiti che tuttavia tollerarono quella nei confronti degli africani. Questa inumana pratica venne lentamente a ridursi e fu del tutto abolita nel 1871 con una legge votata dal parlamento brasiliano  e controfirmata dalla principessa Isabella che stabilì che gli schiavi sarebbero stati liberi a partire dai 21 anni.

La monarchia in Brasile cessò nel 1889 quando il re Pietro II fu deposto da un colpo di stato militare che portò al potere il maresciallo Deodoro De Fonseca, primo presidente del Brasile che divenne la Repubblica Degli Stati Uniti del Brasile e nel 1967 Repubblica Federale del Brasile. Lo stato assunse la forma di una democrazia costituzionale.

La principale risorsa del Brasile era lo zucchero ma dalla fine del XIX secolo fu sostituita dal caffè che contribuì al crescente benessere del paese ed ad una forte immigrazione di lavoratori soprattutto dalla Germania e dall’Italia, portando alla espansione di una economia industriale lontana dalla costa. Nel 1930 si ebbe l’ascesa la potere di Getulio Vargas  nominato  Presidente del Governo Provvisorio, in attesa di una nuova Costituzione, che venne promulgata nel 1934, ma questo non recò la pace all’interno del Paese  diviso tra la sinistra dell’Alianca Nascional Libertadora e del partido Comunista do Brasil e la Destra che si rifaceva ai movimenti fascisti. Nel 1935 un tentativo di rivoluzione della sinistra fu stroncato  e a seguito di questi eventi Vargas con un golpe annunciò lo Stato Nuovo, di fatto assicurandosi il potere fino al 1945.  La libertà di espressione artistica e scientifica venne a cessare e si diede il via ad una esaltazione esasperata della figura del Presidente. Questi, durante la seconda guerra mondiale, pur portato ideologicamente a sostenere i paesi dell’Asse, si schierò con gli Alleati dietro la pressione degli Stati Uniti, ma alla fine del conflitto fu dimissionato dalle forze armate ed al suo posto si ebbe l’elezione come presidente di Gaspar Dutra. Questi diede inizio alla Nuova repubblica e alla promulgazione di una nuova più democratica Costituzione. Nel 1950 si assistette al ritorno al potere di Getulio Vargas  rivelatosi peraltro incapace di portare il Brasile alla pace sociale e che nel 1954 si uccise. Negli  anni successivi sotto la presidenza dal 1954 al 1961 di Juscelino Kubitschec  si ebbe un forte incremento tecnico industriale e la inaugurazione nel 1960 della nuova capitale, Brasilia. I successivi presidenti Janio Quadros ( 1961-1963) e Joau Goulart ( 1963-1964) incontrarono una progressiva opposizione da parte dei militari e questi, anche a seguito di una alta inflazione e di una stagnazione economica  con un golpe nel 1964 presero il potere nominando presidente Castelo Branco e quindi dal 1967 al 1969 Artur Da Costa e Silva, dal 1969 al 1974 Garrastazu Medici, dal 1974 al 1979 Ernesto Geisel e dal 1979 al 1984 De Oliveira Figiuredo, tutti generali dell’esercito.

Il regime militare portò alla soppressione di alcuni diritti costituzionali, alla censura sulla stampa ed alla repressione politica dei comunisti. La politica repressiva diede luogo ad agitazioni e scontri. La dittatura militare conobbe i momenti più duri durante la presidenza del generale Medici. In questo periodo si assistette al rapimento di ambasciatori stranieri da parte di gruppi di sinistra, una tattica per indurre la giunta militare a liberare i prigionieri politici. Il generale Ernesto Geisel , alla prese con gravi problemi economici legati alla crisi del petrolio e dalla forte inflazione, diede inizio ad un processo di democratizzazione del paese che venne continuato dal successore generale Figueiredo. Nel 1985 si assistette al ritorno definitivo della democrazia con la elezione del presidente Josè Sarney. Si  iniziò  una politica di rigore economico , creando una nuova moneta, il cruzado e congelando i prezzi. Quando quest’ultimo provvedimento fu sospeso, avvenne lo scoppio di un forte scontento popolare  oltre alla ripresa dell’inflazione, combattuta tra l’altro con la introduzione di una ulteriore nuova moneta, il cruzado novo, pari a mille volte più del precedente. Nel 1989 fu eletto presidente Fernando Collor rimasto in carica fino al 1992, quando fu costretto alla dimissioni per le accuse di corruzione che gli erano state rivolte. Il Brasile conobbe in quel periodo alla crescita di un  forte movimento democratico. Fernando Cardoso, già  ministro del Tesoro di Collor, rivestì la carica di presidente  fino al 2003, quando avvenne la fine della coalizione che lo aveva sostenuto. Le nuove  elezioni portarono al potere una persona proveniente dal popolo e perfettamente a conoscenza dei problemi delle popolazioni meno agiate, Inacio Lula da Silva che ha dato il via a diversi provvedimenti a favore dei più poveri tra cui particolare importanza la istituzione di borse di studio per assicurare il diritto allo studio. La presidenza di Lula è stata confermata dalle elezioni del 2006.

 

 (Tratto dal Libro gli Italiani nel Brasile del 1922 San Paolo)

 

Sandro Saccani   

saccanisandro@hotmail.com  

 

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