Il Presidente Napolitano: educare alla uguaglianza e alla non discriminazione — Lombardi nel Mondo

Il Presidente Napolitano: educare alla uguaglianza e alla non discriminazione

Qualunque parte del mondo e qualunque Paese rappresentiamo in questa sala, dobbiamo sentirci egualmente responsabili dell’incompiutezza dei progressi faticosamente realizzati per l’affermazione della libertà, della dignità e della parità di diritti delle donne

Roma:

 

“Qualunque parte del mondo e qualunque Paese rappresentiamo in questa sala, dobbiamo sentirci egualmente responsabili dell’incompiutezza dei progressi faticosamente realizzati per l’affermazione della libertà, della dignità e della parità di diritti delle donne.

 

E dobbiamo sentirci egualmente impegnati a perseguire conquiste più comprensive, garantite e generalizzate. Decisiva è la dimensione educativa di questo impegno. Non solo nel senso di assicurare l’accesso delle bambine e delle donne all’educazione, ancora negata in tanta parte del mondo. Ma nel senso di educare l’insieme delle nostre società ai valori dell’uguaglianza di tutti i cittadini senza distinzione di sesso” e “ai valori della non discriminazione”. Così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha aperto questa mattina alla Farnesina i lavori della Conferenza Internazionale sulla violenza contro le donne, organizzata dal governo italiano nella scia degli incontri dello scorso luglio per il G8, ben al di là del suo formato tradizionale.

 

“Il tema che verrà discusso è parte integrante di una questione cruciale del nostro tempo, se è vero che esso può definirsi, come lo definì anni fa un lungimirante pensatore italiano, l’età dei diritti”, ha esordito il capo dello Stato. “Sì, viviamo nell’età dei diritti, intendendo la complessità di questa espressione : diritti proclamati, diritti affermati o in via di affermazione, diritti da conquistare, diritti da rendere universali”.

 

“Certo”, ha proseguito, “mai come negli ultimi decenni si era giunti a una visione così ampia, a una consapevolezza così profonda del riconoscimento dei diritti umani come condizione di convivenza civile, libera e democratica. Sempre aperta e legittima è la discussione sui diversi sistemi istituzionali e politici, sui diversi modelli di governo delle società, che coesistono e si confrontano nel mondo. Ma in qualsiasi contesto il pieno riconoscimento, la concreta affermazione dei diritti umani costituisce una innegabile pietra di paragone della condizione effettiva delle popolazioni e delle persone, del grado di avanzamento materiale e spirituale di un Paese. Diritti umani, come abbiamo imparato a dire meglio che con la vecchia formula di diritti dell’uomo, dando risalto alle problematiche proprie di quella metà dell’universo che è fatta di donne. Ed è facile constatare che sono soprattutto le donne a soffrire, in troppe parti del mondo, della limitazione o privazione di diritti fondamentali”.

 

“Al centro di questo convegno è stato posto un interrogativo angoscioso, che riguarda la persistenza e diffusione della violenza contro le donne”, ha osservato Napolitano. “Si analizzeranno giustamente i molteplici aspetti di questo fenomeno”. E il presidente ha voluto dire “chiaramente che se ci sono fattispecie terribili di violenza”, come “quelle associate a situazioni di conflitto e di emergenza, o a costumi barbarici come quello delle mutilazioni genitali femminili”, “troppe altre si riscontrano anche in Paesi moderni avanzati: la violenza sessuale nella sua forma più brutale – l’aggressione e lo stupro -, ma anche le violenze domestiche e le violenze, di varia natura, nel mondo del lavoro”. E il capo dello Stato ha parlato facendo riferimento anche all’Italia, Paese “evoluto e ricco”, dotato di Costituzione e di “sistema giuridico altamente sensibile ai diritti fondamentali delle donne”, dove però “continuano a verificarsi fatti raccapriccianti, in particolare, negli ultimi tempi, di violenza di gruppo contro donne di ogni etnia, giovanissime e meno giovani. E ciò nonostante il Parlamento italiano già da decenni si sia impegnato in una severa legislazione sulla violenza contro le donne, come reato contro la persona e abbia di recente affrontato anche l’aspetto delle molestie e delle persecuzioni e discriminazioni contro le donne nei luoghi di lavoro”.

“In definitiva”, si è avviato a concludere il presidente della Repubblica, “qualunque parte del mondo e qualunque Paese rappresentiamo in questa sala, dobbiamo sentirci egualmente responsabili dell’incompiutezza dei progressi faticosamente realizzati per l’affermazione della libertà, della dignità e della parità di diritti delle donne. E dobbiamo sentirci egualmente impegnati a perseguire conquiste più comprensive, garantite e generalizzate. Decisiva è la dimensione educativa di questo impegno. Non solo nel senso di assicurare l’accesso delle bambine e delle donne all’educazione, ancora negata in tanta parte del mondo. Ma nel senso di educare l’insieme delle nostre società ai valori dell’uguaglianza di tutti i cittadini senza distinzione di sesso – articolo 2 della Costituzione italiana ; ai valori della non discriminazione – articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea”.

 

“È questo un impegno di indubbia attualità oggi in Italia”, ha assicurato Napolitano. “Intanto, perché stiamo sperimentando la complessità della presenza crescente di comunità immigrate, e del conseguente processo di integrazione da portare avanti. Integrazione, i cui cardini sono – come dice l’impostazione della seconda sessione di questo Convegno – nel rispetto della diversità di culture, religioni e tradizioni, nel rispetto dell’individuo e della sua dignità, da garantire insieme ai principi e alle leggi nazionali che regolano l’appartenenza alle società d’accoglienza. Ed è da tenersi presente la particolare situazione di vulnerabilità delle donne – insieme col loro specifico contributo – nei processi d’integrazione”.

 

“Di indubbia attualità”, per il presidente Napolitano, “è il richiamo alla non discriminazione, cui ci vincola la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, che indica tutti i possibili motivi di discriminazione da mettere al bando: il sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le convinzioni personali, le convinzioni politiche, fino alla, così recita l’articolo 6 della Carta, disabilità e all’orientamento sessuale. Quest’ultima, innovativa nozione, va ricordata e sottolineata nel momento in cui l’intolleranza, la discriminazione, la violenza colpiscono persone e comunità omosessuali”.

 

“La lotta contro ogni sopruso ai danni delle donne, contro la xenofobia, contro l’omofobia, fa tutt’uno con la causa indivisibile del rifiuto dell’intolleranza e della violenza, in larga misura oggi alimentate in Italia dall’ignoranza, dalla perdita di valori ideali e morali, da un allontanamento spesso inconsapevole dai principi su cui la nostra Costituzione ha fondato la convivenza nazionale democratica”, ha concluso il capo dello Stato, non prima di aver ribadito ancora una volta “l’impegno dell’Italia, delle sue istituzioni repubblicane, nel sostenere gli orientamenti che scaturiranno dal Convegno, nel sostenerli tanto nel nostro Paese quanto nelle più alte istituzioni internazionali”.

 

Fonte: (aise)  

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