Isola di Tonga, da paradiso a inferno? — Lombardi nel Mondo

Isola di Tonga, da paradiso a inferno?

Una tra le più belle isole dei Mari del Sud registra un record negativo e molto preoccupante: Tonga è l’isola dove la popolazione è la più obesa al mondo. Il 40% degli abitanti soffre di diabete mellito. Tra le cause ci sarebbero la carne grassa importata dalla Nuova Zelanda, bibite gassate e sedentarietà diffusa

Oceania – l’Isola di Tonga è al primo posto nella poco invidiabile classifica del paese più obeso del mondo. Questo “paradiso” naturale si accinge a trasformarsi in un vero “inferno” in terra.

Qui è obeso il 52,4% degli uomini e il 67,2% delle donne e si stima che il 40% della popolazione soffra di diabete mellito di tipo 2, ossia quello che si cura con ipoglicemizzanti dal momento che il pancreas ancora secerne una minima dose di insulina.

Ciò nonostante, l’aspettativa di vita è in costante calo e una delle probabili cause sembra essere il largo consumo di carne grassa, in particolare le costolette di montone a poco prezzo importate dalla Nuova Zelanda.

La grave situazione di obesità riguarda praticamente tutte le isole del Pacifico del Sud dove il 90% della popolazione è in sovrappeso. Anche l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha fato scattare l’allarme., pubblicando l’elenco dei Paesi più obesi del mondo tra i quali spicca l’Oceania che conquista tutto il podio.

Poco importa chi è al primo o al secondo posto perché in questa classifica nessuno “alza il trofeo”. La realtà è che la vita in questi luoghi paradisiaci fa a pugni con la sedentarietà oramai conclamata.

La dieta tradizionale di Tonga, come per le altre isole del Pacifico, era composta da pesce, ortaggi, noci di cocco, acqua; da più anni questa alimentazione e stile di vita sono stati ripudiati. I pescatori, totalmente noncuranti sui benefici derivati da una dieta povera di grassi e zuccheri, preferiscono vendere il pesce e con il guadagno realizzato comperare costolette di montone o tagli grassi di tacchino oppure carne in scatola a costo nettamente più economico.

In particolare, le costine di montone sono quelle più ricche di grassi saturi: su 100 grammi ben 40 sono grassi di cui il 20% grassi saturi, pericolosi per l’insorgere di malattie cardiovascolari. L’aspettativa di vita è crollata in poco tempo da 70 a 64 anni.

 

Nonostante gli sforzi del Governo per rendere consapevole la popolazione sui rischi derivati da un’alimentazione squilibrata portatrice di obesità, diabete e malattie cardiovascolari, sono molti gli isolani che continuano imperterriti a ingurgitare chili e chili di carne grassa doverosamente accompagnata da innumerevoli boccali di bevande zuccherate. Ancora è diffusa l’idea che lo stile fast-food occidentale sia più salutare degli alimenti tradizionali.

Circa dieci anni fa, il governo di Tonga aveva provato a introdurre tasse più alte sull’importazione delle costolette di montone senza tuttavia ottenere riscontri positivi, ricevendo anzi proteste a più riprese, sorta di dipendenza da montone, bibite zuccherate certamente meno care e più a buon mercato rispetto all’acqua.

Il sogno “tonganiano” ora è un vero incubo! “Trichechi” spiaggiati in bella mostra con i loro addomi rigonfi si appisolano al ritmo di cadenzati rigurgiti di bibite di ogni genere.

Anche le magnifiche Cook Islands sono tra i Paesi “più grassi” al mondo, fieri dei loro 50,8% di popolazione obesa e 25% di diabetici. Tra le altre “perle” di obesità spiccano anche Samoa (45.9% uomini e 69.1% donne) e Isole Kiribati(81%).

Di Maurizio Pavani (mauripress@live.it)

Azioni sul documento

Share |


Condividi

Lascia un commento