“I’m not a tourist” “non sono un turista” — Lombardi nel Mondo

“I’m not a tourist” “non sono un turista”

Barcellona, la protesta del Barrio Gli abitanti del centro storico di Barcellona istituiscono un blog e un Comitato anti-turista per protestare contro gli stranieri low-cost. Nel mirino soprattutto gli italiani. Perché? Molti giovani italiani dormono per strada, quasi sempre con uno o piú cani, bevono vino a basso costo, hanno un aspetto molto trasandato, fanno rumore durante la notte…. insomma non danno una bella immagine del nostro Paese.

Barcellona, la protesta del Barrio Gli abitanti del centro storico di Barcellona istituiscono un blog e un Comitato anti-turista per protestare contro gli stranieri low-cost. Nel mirino soprattutto gli italiani. Perché?

Molti giovani italiani dormono per strada, quasi sempre con uno o piú cani, bevono vino a basso costo, hanno un aspetto molto trasandato, fanno rumore durante la notte…. insomma non danno una bella immagine del nostro Paese.

 

Basta con i turisti maleducati, che cantano una pessima Macarena sotto le finestre dei poveri cittadini che il giorno dopo devono andare al lavoro. E che credono che il centro storico di Barcellona sia un “parque tematico”, tanto che ormai gli abitanti del Barrio Gotico neanche osano più affacciarsi dal balcone per innaffiare le piante, perché c’è sempre il turista pronto a fotografarli.

Basta con i turisti: “I’m not a tourist”, “non sono un turista”, è diventata la parola d’ordine degli abitanti del centro storico della capitale della Catalogna. Stufi di essere continuamente disturbati da una presenza che ormai più che ingombrante s’è fatta intollerabile.

I cittadini in lotta contro i turisti si sono dati anche un nome di battaglia: Comando Anti-Turista Guillem Nas. E hanno aperto un blog, dal quale sono tratte le fotografie pubblicate nella galleria dal titolo “Barcellona, il blog contro i turisti”. Tra il serio e l’ironico, i cittadini del Gòtic – come si chiama in catalano il centro storico – stanno mettendo a punto una serie di strategie per scoraggiare gli eccessi degli stranieri maleducati.

“Il problema è l’eccesso di turismo low cost – spiega Silvio Ajmone, italiano che vive da dieci anni a Barcellona e attualmente lavora come project manager per una multinazionale – che ha avuto un impatto forte sul centro di Barcellona. I turisti, soprattutto italiani e inglesi, arrivano con i voli da 30 euro, e neanche vanno in albergo, dormono per strada, fanno della città quello che vogliono”. Tanto che ormai, spiega Silvio, persino la celeberrima Rambla “è diventata un posto dove i barcellonesi non vanno. Ci sono solo una serie di negozi turistici, gestiti per lo più da pachistani…”.

Ma perché i protagonisti del blog “I’m not a tourist” sembrano avercela in particolare con inglesi e italiani (fatto che si deduce, per esempio, da una delle tante magliette ‘di battaglia’ del gruppo, che riporta a lettere giganti la scritta ‘Hey! Pavarotti’)? “Qui gli italiani vengono chiamati perroflauta, – spiega Ajmone – perché sono in tanti a dormire per strada e a girare con un cane e uno strumento musicale, quasi sempre a fiato. Bevono vino a basso costo, hanno un aspetto molto trasandato… non danno una bella immagine del nostro Paese”.

 

Altrettanto guardati male sono i turisti inglesi: “Fino a quando la sterlina era forte, credo che si celebrassero nel Barrio Gotico tutti gli addii al celibato delle coppie inglesi – ricorda Silvio – ma se ne fanno molti anche adesso. E bevono, bevono, anche perché da loro è vietato bere in strada. Ovviamente più bevi, più devi fare pipì… E sono anche molto rumorosi”.

 

Da qui la rivolta degli abitanti del centro storico che, spiega Silvio, sono soprattutto anziani e giovani coppie: “La borghesia media non vive in questa, che è comunque la parte meno cara di Barcellona: ci sono per lo più appartamenti vecchi, dove vivono gli anziani perché ci sono nati o giovani perché costa poco”.

 

Cosa vogliono i barcellonesi del Comando Anti-turista? Non certo vietare l’acceso ai turisti. Ma almeno che si comportino in modo civile: “Vorremmo che ci facessero dormire – si legge nel blog – che loro non dormissero sulla porta di casa nostra e che, se proprio devono farlo sotto alle nostre finestre, che almeno cantassero bene. Ma sarebbe meglio se non cantassero affatto”. E ancora: non trattare le stradine del centro come un vespasiano, non lasciare spazzatura in giro.

 

Se poi gli stranieri evitassero, tutto sommato, anche di recarsi in massa in centro, non sarebbe male. Tra i desideri degli abitanti del Barrio Gotico c’è anche quello di prendersi una birra in santa pace in un locale sotto casa, senza dover affrontare una coda interminabile.

Fonte: www.repubblica.it 12 ottobre 2009

Articolo di ROSARIA AMATO

 

La fatica di essere stranieri

Mi sento davvero in difficoltà nel pubblicare questo articolo. Integrazione. Che parolone. A mio avviso l’integrazione è un latitante, è un latitante che non riusciremo mai a catturare, che non si farà mai catturare. Sul quale non potremo mai mettere le bríglie. È indomabile l’integrazione, è ribelle, sovversiva, ci scappa a ogni nostro tentativo di afferrarla. Benchè le nostre intenzioni siano le migliori, fortemente marcate per la nostra determinazione di gustarla «in pieno», l’integrazione e tutto quello che la precede, quella carica di significati e valori, è qualcosa che rimarrà per sempre nella nostra lista, grande o piccola che sia, delle mete mai raggiunte.

Sto parlando dell’integrazione cercata e ricercata chissà quante volte, tra gioie e dolori, da questi individui che un giorno, volontariamente o meno, lasciano la propria terra – motivati da spinte le più diverse – per stabilirsi in terre altrui.

Come «straniera» sono in pieno inseguimento di integrazione, e non mi vergogno a dirlo con grande difficoltá.

Ma, Ragazzi! il rispetto per il paese che ci ospita é e sará sempre doveroso.

 

Marcella Bellocchio

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