Anche per quanto riguarda l’informazione, cittadini di serie B — Lombardi nel Mondo

Anche per quanto riguarda l’informazione, cittadini di serie B

Non è facile per chi il giornale lo conosce da di fuori, comprendere quante ansie, quante speranze, quanta fede e quanto sacrificio si riassumono, soprattutto oggi, nell’espressione “Giornale Italiano all’estero” che non pochi pronunciano o ascoltano facendo spallucce. di Marco Basti, direttore del settimanale “Tribuna italiana”

Buenos Aires: – “Non è facile per chi il giornale conosce da di fuori, comprendere quante ansie, quante speranze, quanta fede e quanto sacrificio si riassumono, soprattutto oggi, nell’espressione “Giornale Italiano all’estero” che non pochi pronunciano o ascoltano facendo spallucce.

 

Il più modesto dei fogli volanti, la più effimera delle pubblicazioni periodiche che si stampino nella nostra lingua sotto qualunque cielo che non sia quello d’Italia, rappresenta una impresa eroica e una fonte di incessanti preoccupazioni e di amarezze. Anche di grandi soddisfazioni, senza dubbio; ma forse, poste sulla bilancia, le prime farebbero tracollare il piatto rispetto alle seconde. E mentre in ogni foglio si richiudono impensabili, infinite possibilità, non è meno vero che ogni periodico che riduce le pagine o rallenta la tiratura fino a scomparire, è una posizione perduta per sempre, che non si riconquisterà mai più”. Questo scriveva Ettore Rossi, fondatore del Corriere degli Italiani, in un editoriale pubblicato un mese prima della sua morte, avvenuta il 20 giugno 1961, in omaggio al grande giornale italiano dei primi decenni de XX secolo, “La Patria degli Italiani””. Le parole di Rossi danno spunto all’editoriale di Marco Basti, direttore del settimanale “Tribuna italiana” edito a Buenos Aires, per riflettere sullo stato dell’editoria italiana all’estero e sulla “considerazione” del Governo all’indomani degli ennesimi tagli.

“Il grande giornalista, sapeva bene di cosa parlava. Il suo prestigioso “Corriere degli Italiani” aveva tentato il passaggio alla frequenza giornaliera, tra il 1955 e il 1957, dovendo alla fine arrendersi alla realtà dell’Argentina, fatta di incertezze economiche e politiche, che rendevano e rendono ancora oggi, difficile qualsiasi iniziativa imprenditoriale nel campo dell’editoria, basata sui principi, sull’indipendenza e sul sostegno della collettività. Anche il suo successore Mario Basti, capì da subito che la avventura del Corriere degli Italiani sarebbe stata tutta in salita, dal punto di vista economico, anche se il prestigio della testata, l’apprezzamento dei lettori e l’interesse del pubblico continuavano a crescere.

Quando poi fondò la “Tribuna italiana”, le difficoltà furono – e sono – ancora superiori, perché nel frattempo la collettività era invecchiata, il flusso migratorio si era arrestato da tempo e l’Argentina sprofondava sempre di più nella decadenza. A questo si è aggiunto negli ultimi anni, la crescente concorrenza dei media telematici, che hanno messo in ginocchio tante testate, comprese alcune tra le maggiori al mondo come il New York Times, anche se certamente non ci passa per la testa nessun tipo di confronto.

Nel 1986 fu approvata in Italia una nuova legge per l’Editoria, che aveva lo scopo di sostenere un’attività che ha tra i suoi obiettivi l’informazione dei cittadini. Assicurare l’accesso alla libera informazione da parte dei cittadini, infatti, è una delle condizioni del sistema democratico e con quella legge si cercò di sostenere i mezzi che dovevano rendere tale servizio.

Una parte della legge previde di assegnare contributi anche alle testate italiane edite all’estero o principalmente rivolte ai lavoratori emigrati, termine col quale allora si identificavano gli italiani all’estero. Quella legge e i regolamenti di attuazione hanno previsto stanziamenti per le testate italiane all’estero che sono stati sempre magri. Per oltre duecento testate edite all’estero, negli ultimi anni sono stati distribuiti annualmente due milioni di euro. Un altro fondo di cinque milioni è stato previsto per sostenere le testate quotidiane edite negli Stati Uniti, Canada, Venezuela e Australia. In sostanza, tali fondi sono stati di aiuto – grande o piccolo secondo i casi e i momenti – per chi lavora per assicurare un servizio vitale per gli italiani all’estero, specialmente da quando partecipano alle elezioni in Italia. Anche se è giusto riconoscere che non sono mancati i furbi che hanno approfittato di questa legge per incamerare un po’ di soldi, a spese dell’erario e di chi lavora seriamente.

Ma come è avvenuto con i fondi per l’assistenza e con i fondi per la diffusione culturale all’estero, il governo ha deciso di tagliare anche i fondi previsti per la stampa italiana all’estero, retroattivamente al 2009. I due milioni per la stampa periodica, saranno ridotti a uno solo e anche i fondi per i quotidiani editi all’estero, sono stati ridotti del 50%.

Qualcuno ha detto che in Italia stanno tagliando dappertutto, in tutti i settori, e quindi è comprensibile che taglino anche i fondi per le testate all’estero. Noi invece, pensiamo che è una presa in giro, perché, come ha sottolineato il direttore del quotidiano “America Oggi” di New York Mantineo, non è che con quelle briciole si salva il bilancio dello Stato. Inoltre, avrebbero potuto risparmiare dimezzando i fondi per i giornali di partito, fondi ben più sostanziosi di quelli destinati alla stampa per gli italiani all’estero. Ed è bene che non l’abbiano fatto, perché un’informazione ampia, diversificata, fatta di tante voci, è uno strumento utile e necessario per assicurare ai cittadini la possibilità di decidere in modo consapevole. Lo Stato italiano però, deve assicurare la stessa possibilità ai suoi cittadini e comunità residenti all’estero e quindi non solo non avrebbe dovuto dimezzare i fondi per la stampa italiana all’estero, ma avrebbe dovuto aumentarli, prevedendo altri per le testate radiofoniche televisive e per i portali web.

Purtroppo questo governo ha dimostrato di non essere neanche minimamente interessato agli italiani all’estero e a quanto l’Italia potrebbe ricevere da rapporti più intensi con le sue comunità all’estero, curati anche attraverso la stampa di collettività. Ettore Rossi parlava di tirature e testate che se perse non si ricuperano mai più. Purtroppo l’Italia non curandosi degli italiani all’estero, continua a sprecare il suo patrimonio all’estero. Speriamo che, contrariamente a quanto avviene con la stampa, quelle posizioni si possano ricuperare”.

 

Fonte: (aise)

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