Le principali sfide per l’economia lombarda — Lombardi nel Mondo

Le principali sfide per l’economia lombarda

Quarta e ultima puntata degli articoli tratti dalla tesi di Laurea di Carlotta Chiodi, dedicata all’internazionalizzazione delle imprese lombarde. La tesi è stata discussa presso la Facoltà di Economia Aziendale dell’Università di Bologna

4.1.Le principali sfide per l’economia lombarda

 

Le sfide principali lanciate all’economia lombarda alla luce delle  trasformazioni avvenute nell’ultimo decennio sembrano pertanto avere oggi una duplice natura: una più trasversale, legata alla dinamica dei due fattori cruciali dell’innovazione e del lavoro, cioè delle risorse per lo sviluppo; e una più settoriale, legata all’evolvere di alcuni settori in  cui l’economia lombarda sta mostrando una progressiva e tendenziale specializzazione.Sul primo fronte si è registrata in questi anni una certa ripresa di consapevolezza dell’importanza di accelerare i processi innovativi, caratterizzati peraltro finora sempre meno da innovazioni di prodotto ma soprattutto di processo e organizzative.

Il sistema innovativo si presenta come esempio di eccellenza entro il panorama italiano. La Lombardia si configura infatti come regione pienamente matura, che detiene la leadership nazionale sia nell’ambito della spesa (specialmente industriale privata) in R&S sia in termini di brevettazione, soprattutto nelle classi ad alta tecnologia (ottica, telecomunicazioni, semiconduttori, farmaceutica, biotecnologie e macchine utensili). Paradossalmente, la regione “sconta”, la propria vitalità, dato che il posizionamento lombardo, al di sopra della media italiana ed europea, preclude l’accesso ad importanti risorse pubbliche, di fonte nazionale e comunitaria. Il ruolo trainante della regione nei processi innovativi nazionali non è tuttavia altrettanto positivo sullo scenario europeo nei confronti del quale è andato emergendo infatti un certo deterioramento soprattutto rispetto ai motori più innovativi dell’Europa.

 I principali elementi di debolezza sono riconducibili alla struttura dimensionale delle imprese: in particolare in relazione a una certa crisi delle grandi imprese e alla logica innovativa prevalentemente incrementale delle piccole e medie imprese, che mostra i suoi limiti di fronte alla crescente pressione competitiva dal lato dei costi. Le piccole e medie imprese hanno beneficiato, infatti, della diffusione delle innovazioni tecnologiche pervasive in termini di produttività e di valore sul mercato, ma hanno solo marginalmente contribuito all’innalzamento del potenziale innovativo complessivo della regione. Anche per quanto riguarda il fattore lavoro la Lombardia ha consolidato i suoi primati nazionali.

Oltre a quanto si è già avuto modo di affermare in materia di occupazione anche la qualità delle risorse umane rimane un elemento di forza dell’economia lombarda, riconosciuto anche come fattore localizzativo cruciale da parte delle imprese straniere attratte nella regione. Ha contribuito a questo risultato il sistema universitario della ricerca, che rappresenta un punto di forza distintivo della regione. Rimane in ogni caso prioritario promuovere un maggior dinamismo nei rapporti tra università e industria (specialmente tra università e PMI); per alimentare la creazione di spin off non solo nei settori emergenti. Inoltre, vanno rafforzate le condizioni per rendere attrattiva la Lombardia anche ai ricercatori e al lavoro qualificato stranieri per garantire ulteriori energie innovative al sistema produttivo regionale.

Va infine rilevata la positiva integrazione già acquisita dalla Lombardia della filiera formazione – istruzione – ricerca, da consolidare anche nel contesto delle riforme, solo recentemente e parzialmente avviate in sede nazionale, sia dell’istruzione media superiore sia dell’università.

Sul fronte settoriale, i cambiamenti – e quindi le sfide- hanno riguardato in modo significativo l’agricoltura, i beni culturali, il turismo e la società dell’informazione. Questi cambiamenti – e le reazioni prodotte manifestatesi nell’economia lombarda – testimoniano la completezza e la diversificazione dell’economia regionale – insieme alle prevalenti attività terziarie e manifatturiere – in cui convivono settori maturi ma in via di trasformazione e di aumenti sensibili di produttività e di modernizzazione (come l’agricoltura), accanto a settori (turismo e beni culturali) che rivelano una crescente domanda di servizi per il tempo “non produttivo”; accanto infine ai settori orientati alle tecnologie innovative (ICT).

 

 

4.2. Proposte: tipologie di azioni da intraprendere

 

Le principali priorità sia di carattere macroeconomico sia a livello di  competitività e sviluppo per il rilancio dell’economia  lombarda a livello internazionale, si possono individuare in :

 

          Politiche di sostegno economico; a tal proposito l’ ABI3 propone interventi inerenti :

 

1.         Trasferimento di risorse finanziarie alle regioni

 

2.         Contributi in conto interessi su finanziamenti bancari da parte del fondo per l’innovazione tecnologica ex art. 14 della legge 17 febbraio 1982, n.46

 

3.         Proroga della convenzione tra le banche e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per la gestione degli aiuti, ex lege n. 488/’92

 

4.         Fondo di garanzia per le PMI

 

5.         Innalzamento della quota di copertura del fondo di garanzia per le PMI ex lege n. 662/’96 su finanziamenti in favore della ricerca industriale e lo sviluppo precompetitivo

 

6.         Adeguamento del fondo di garanzia per le imprese artigiane ai principi del nuovo accordo di Basilea 2 sul capitale di vigilanza delle banche

 

7.         Arretrato contributivo ex lege n. 166/1975.

 

– Reti di eccellenza4, il cui obiettivo è rafforzare e sviluppare l’eccellenza scientifica e tecnologica. Ogni rete d’eccellenza riunirà una massa critica di competenze e un valore aggiunto europeo attraverso un programma comune d’attività, che può prevedere un centro virtuale d’eccellenza.

 

          Progetti integrati , i cui obiettivi saranno chiaramente definiti in termini di risultati di prodotti/processi/servizi innovativi. Comprenderanno una serie coerente di singole azioni di ricerca, di sviluppo tecnologico e di dimostrazione, di gestione e di valorizzazione delle conoscenze.

 

          Progetti specifici mirati  nel campo della ricerca o dell’innovazione, che possono essere:

 

1.         Progetti di ricerca e sviluppo tecnologico per acquisire nuove conoscenze o mettere a punto nuovi prodotti, processi o servizi.

 

2.         Progetti di dimostrazione per comprovare la validità delle nuove tecnologie attualmente non commerciabili.

 

          Progetti di ricerca specifica per le PMI:

 

1.         Progetti di ricerca cooperativa condotti a beneficio di alcune PMI su argomenti di interesse comune

 

2.         Progetti di ricerca collettiva a beneficio di associazioni o gruppi industriali su settori dell’industri in cui risultano prevalenti le PMI.

 

 

          Azioni volte a favorire le risorse umane e la mobilità , miranti a migliorare la formazione, lo sviluppo delle competenze o il trasferimento delle conoscenze.

 

          Azioni di coordinamento , al fine di creare una maggiore integrazione tra vari soggetti operanti nel campo della ricerca e dell’innovazione. Comprendono attività quali conferenze e riunioni, studi, scambi di personale, scambio e diffusione di buone pratiche, creazione di sistemi d’informazione e gruppi d’esperti.

 

          Azioni di sostegno specifico , il cui obiettivo è contribuire a preparare le future attività di RST della Comunità. Comprendono conferenze, seminari, studi e analisi, premi e consorzi scientifici, gruppi di lavoro e esperti. Saranno realizzate azioni di sostegno specifico per la partecipazione delle PMI, di piccoli gruppi di ricerca, etc.

          Iniziative integrate d’infrastrutture : azioni combinate per il rafforzamento e lo sviluppo di infrastrutture di ricerca . Comprendono attività di messa in rete o attività di ricerca.

 

          Partecipazione dell’Unione a programmi di ricerca eseguiti congiuntamente da vari Stati membri (art.169 del Trattato CE).

 

 

4.3. Considerazioni finali

 

L’aspetto più saliente dell’evoluzione macroeconomia della Lombardia e dell’ intero Paese, nell’ultimo decennio è costituito dalla debole crescita reale, tanto in termini assoluti – rispetto al passato meno recente – quanto relativi – a confronto con altri paesi industrializzati – : un’evoluzione che ha dato origine a un intenso e acceso dibattito sul tema del supposto declino “della nostra economia”, che prima ancora di essere reale è di carattere psicologico, legato all’eccezionale durata del periodo di stagnazione in Europa.

Se tuttavia si analizzano comparativamente le performance di crescita a livello di regioni europee e non di stati nazionali, la Lombardia continua ad essere una delle dieci regioni più sviluppate d’Europa, superando addirittura in termini di prodotto complessivo ben diciassette paesi su venticinque dell’U.E.

La Lombardia si trova anche al vertice della classifica europea per la produttività media del lavoro (pari a circa 63,7 mila euro, misurata dal prodotto nominale per occupato); il tasso di disoccupazione (pari al 4,4% nel 200 e al 3,8% nel 2002) è circa la metà di quello medio europeo.

Vi è inoltre una  lieve ripresa dell’economia lombarda, che  si conferma ancora trainata all’export con una domanda estera che è infatti cresciuta del 2,8% rispetto al 4° trimestre del 2003, contro lo 0,5% della domanda interna. I  settori industriali in crescita (dati tendenziali destagionalizzati) sono quello siderurgico (4,5%) e dei mezzi di trasporto (+3,8%) accompagnati, anche se in minor misura, da quello alimentare, chimico e meccanico. Anche  le per le aziende artigiane si registrano risultati positivi per la siderurgia e la meccanica, che torna su variazioni quasi positive. I settori tessile, abbigliamento e pelli-calzature non mostrano segnali di inversione di tendenza: permane la criticità nella filiera del “made in Italy”.

I risultati dell’analisi congiunturale sull’industria manifatturiera della Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia, Confindustria Lombardia e con la collaborazione della Associazioni dell’Artigianato (Confartigianato  Lombardia, CNA Lombardia, Casartigiani Lombardia, CLAAI Lombardia)  effettuata attraverso 1.574 interviste ad aziende industriali e 1.302 ad aziende artigiane, confermano la ripresa registrata nel 2004 e mostrano segnali incoraggianti per il 2005.

 La produzione industriale, con il dato congiunturale destagionalizzato al +0,4% sul 3° trimestre 2004, si assesta su una variazione media annua   positiva di + 0,6%: un dato che conferma le previsioni anticipate nei mesi  scorsi. Altro dato di rilievo è il costante, anche se lento, recupero  delle imprese artigiane, un segnale importante in un contesto ancora caratterizzato da variazioni negative.

Dato decisamente positivo per l’industria, con la percentuale più elevata  del 2004, riguarda il tasso di utilizzo degli impianti che raggiunge il   traguardo del 75,3%. Per le imprese artigiane è poco sotto al 71%.

Complessivamente, la Lombardia è perciò una grande regione, sia in termini demografici sia economici ma sia il contesto economico con cui si è dovuta confrontare nell’ultimo decennio l’azione della Regione Lombardia è stato certamente ricco di luci e ombre. Da un lato, la maggior parte degli indicatori conferma l’assoluta primazia dell’economia lombarda nel contesto delle altre regioni del Paese. È  indubbio che una regione avanzata come quella lombarda tende ad avere più difficoltà di quelle ancora in ritardo di sviluppo a mantenere tassi di crescita elevati.

D’altro lato, è vero che in termini relativi la dinamica dell’economia lombarda ha mostrato performance meno positive di quelle aggregate nazionali, sia italiana sia di altri paesi.

Sono perciò probabilmente ascrivibili agli effetti congiunti dell’andamento dell’economia italiana, del completamento del mercato comune europeo e dell’accresciuta competizione globale, le performance relative lombarde non totalmente soddisfacenti.

 

Carlotta Chiodi

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