VALLE CAMONICA DA SCOPRIRE

Castello di Breno

Siamo quasi ormai nella bella stagione, l’estate è nel vivo ed è tempo di escursioni nelle nostre valli bresciane. Una di queste è senza dubbio la Valle Camonica, impregnata di vita, storia e arte, che hanno dato origine ad un patrimonio culturale unico e in cui la pietra è protagonista ed è depositaria e atavica testimone.

Posizione

Lasciati i colori pastello del lago d’Iseo, da Pisogne o da Lovere, entriamo in questa ampia vallata che si snoda per un’ottantina di chilometri, fino al centro dell’arco alpino, insinuandosi fra il parco nazionale dello Stelvio e quello regionale dell’Adamello. File di monti, come sentinelle, vigilano sullo scorrere delle acque e del tempo.

Storia

Abitata sino alla fine del Paleolitico da gruppi di cacciatori, dal Neolitico in poi la Valle Camonica è territorio del popolo dei Camuni, a cui si deve un patrimonio di graffiti rupestri unico al mondo, primo sito dell’Unesco italiano dal 1979.

Successivamente essa subisce influenze etrusche, celtiche e la conquista romana, a partire dal 16 a. C.

Dopo la dominazione longobarda, nel 774 Carlo Magno cede la valle Camonica ai monaci del monastero di Tours, ed è in questo periodo che si completa l’opera di cristianizzazione, mentre i primi edifici di culto cristiani si sostituiscono agli antichi altari pagani.

Nel tardo Medioevo la valle viene trascinata nelle rivalità tra Bergamo e Brescia e tra Impero e Stato della Chiesa.

Dal 1426 la Valle Camonica passa sotto il governo della Repubblica di Venezia fino al 1796, successivamente fa parte della Repubblica Cisalpina, poi subisce il dominio austriaco e, infine, dal 1861 viene annessa al Regno d’Italia.

Depositaria e testimone di questo lungo passato è la pietra, che, da sempre ha affascinato e ispirato gli abitatori della valle.

Così i primi gruppi di cacciatori, che sul finire del Paleolitico si avventurarono in queste lande, iniziarono a scolpire sulla roccia gli animali selvaggi del loro mondo, come il grande alce che vediamo a Luine, presso Boario Terme. Le incisioni rupestri sono presenti un po’ in tutta la zona, ma la maggiore concentrazione si trova alle pendici di due montagne carismatiche che dominano la media Valcamonica: il Pizzo Badile sul versante sinistro e la Concarena su quello destro. Sembra che, nell’immaginario dei Camuni, il pizzo Badile rappresentasse l’elemento maschile, con la sua forma compatta e slanciata, mentre la Concarena, che lo guarda adagiata di fronte, con le pareti rotte da profonde spaccature, sia l’elemento femminile.

Ai loro piedi, nel Parco nazionale di Naquane, a Capo di Ponte e nella Riserva regionale di Ceto, Paspardo e Cimbergo, le figure incise sono migliaia: uomini, animali, armi, capanne, dischi, labirinti, spirali e molti altri simboli racchiudono la spiritualità e la vita di questo antico popolo.

Scrisse Guido Piovene, che viaggiò per la valle negli anni ’60:

“Ho sempre la sensazione che la preistoria e il Medioevo e, specialmente il Medioevo delle rocche feudali e delle chiese romaniche, anch’esse rupestri, abbiano tinte affini”.

Monte Concarena

Arte e Architettura

Ed è, infatti, ancora la pietra a suscitare la nostra emozione davanti alla nuda bellezza delle pievi romaniche di San Siro e San Salvatore (entrambe a Capo di Ponte), del castello di Breno arroccato su un’altura alle porte del paese e delle rovine del castello di Cimbergo che si ergono spettrali su uno sperone di roccia.

L’architettura di quasi tutti i paesi che incontriamo nella bassa e media Valle Camonica risale al periodo tardo medioevale; attorno ai castelli e ai palazzi delle famiglie potenti si addossano abitazioni della gente comune collegate da cortili, androni, gradinate, portali con archi in pietra simona (la pietra rosso scuro ricavata in zona) e in pietra grigia.

Ma è all’interno delle chiese che esplodono i colori e gli ori, negli affreschi quattrocenteschi dei santuari come Santa Maria a Esine, l’Annunciata a Piancogno, San Lorenzo a Berzo, l’Oratorio dei Morti a Montecchio. Pittori come Pietro da Cemmo, Calisto Piazza e tanti altri hanno lasciato l’impronta del loro genio e della loro passione.

Nel Cinquecento anche il Romanino lavora in valle. Nei suoi affreschi in Santa Maria della Neve a Pisogne, in Santa Maria Assunta a Bienno e in Sant’Antonio a Breno compaiono con grande potenza espressiva le facce e le figure della gente del popolo.

Ancora rivive e prospera in valle l’antico mestiere della lavorazione del ferro.

Nella piana di Cividate Camuno (la romana Civitas Camunnorum), a Breno, a breve distanza da quelle storiche di Bienno moderne fucine operano e, come un tempo, si forgiano badili, zappe altri utensili, utilizzando la forza del torrente per muovere magli giganteschi che battono il ferro con fragore assordante, in locali anneriti dal fumo dei forni e dal metallo incandescente.

Chiesa Santa Maria della Neve

Enogastronomia

Infine, per i bongustai non può mancare l’itinerario dei sapori che, in valle, è particolarmente ricco e variegato, sia per ciò che riguarda i prodotti tipici Dop e Igp, che per i saporiti e rustici piatti locali.

A viziarvi saranno i pregiati salumi, in particolare la salsiccia di castrato, i celebri strinù, succulente salamelle cotte alla brace e alla piastra e i violini, prosciutti di capra e pecora, chiamati così perché si affettano tenendoli in mano proprio come quando si suona un violino.

Eccellenti sono i formaggi, come il fatulì, il caprino al naturale della capra bionda dell’Adamello aromatizzato con erbe, le gustose formaggelle, il casolet, il nostrano di Vallecamonica e il silter, considerato il “bagoss” della Valle Camonica, da abbinarsi ai mieli camuni.

Incomparabili, infine, sono le polente ricavate da mais corvino, macinato a pietra dal mulino Tognali di Esine. Assaggiate, poi, i pani di segale e la spongada, una soffice focaccia zuccherina di Breno, ma anche i biscotti e le torte di farine di castagne.

Ottimi i casoncelli di carne e verdure conditi con abbondante burro, la polenta alle castagne e i piatti di carne, come il capriolo in umido e la lepre in salmì.

E per digerire il tutto vi affiderete alle grappe, ai distillati e agli amari, prodotti con erbe di alta montagna, provenienti dal liquorificio di alta Valle Camonica ad Edolo.

Da tutto ciò si intuisce come la Valle Camonica sia un vero e proprio laboratorio del gusto da scoprire. La valle, in fondo, è lo specchio del carattere dei suoi abitanti, fatto di laboriosità, di riserbo e di orgoglio e di un profondo legame spirituale con questa terra e con le sue magnifiche montagne.

di  Massimo Mattoni

Da “La valorizzazione  del Territorio Lombardo” itinerari storici, culturali, enogastronomici e di costume.

2° puntata

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