Diario dal Niger di Valentina Valle Baroz e Luca Colombo — Lombardi nel Mondo

Diario dal Niger di Valentina Valle Baroz e Luca Colombo

“Al nostro primo risveglio nigerino il fiume in piena ci si offre in tutta la sua grandezza, lucidato da un sole splendente e pronto ad accoglierci. Una veloce passeggiata per le vie di Niamey e raggiungiamo la riva del fiume, dove ci aspetta una piroga tourist-friendly”

Al nostro primo risveglio nigerino il fiume in piena ci si offre in tutta la sua grandezza, lucidato da un sole splendente e pronto ad accoglierci. Dopo una colazione in compagnia di vari uomini d’affari occidentali, incontriamo Abdou (incaricato del progetto di piantumazione a Dosso per conto dell’Inran, controparte istituzionale del progetto) e Youssouf, giovane guida turistica locale, molto discreta e affabile per la gita lungo il fiume Niger alla ricerca di ippopotami.

Una veloce passeggiata per le vie di Niamey e raggiungiamo la riva del fiume, dove ci aspetta una piroga tourist-friendly, con copertura, materassi e motore. Quelle “local” sono solo delle chiglie di legno spinte da pagaia o canna di bambù. Salpiamo dopo uno slalom tra uomini intenti a lavare panni sulla riva. La vista offre lo spunto per una scintilla tra Valentina e Abdou: “Ma come, sono gli uomini a fare il bucato?”. Loro che lo fanno per denaro, mentre le donne si occupano di quello domestico! Schermaglie di questo tipo caratterizzano queste prime ore, con diverse pungolature sui ruoli di genere e la diversa visione (personale? culturale?) e con Luca costretto (suo malgrado?) nei panni del complice machista.

Il fiume scorre lento sotto la piroga, una vera opera di ingegneria di recupero: corde, fili, rami, sacchi, stuoie, plastica e stracci ci tengono a galla su quest’acqua limacciosa e gialla. Procediamo controcorrente lungo la sponda destra, dove piano piano sfioriamo ambasciate e palazzo presidenziale (dove risiede ancora in attesa di processo l’ex presidente Tandja, destituito dalla giunta militare nel corso del colpo di stato del febbraio scorso).

Incrociamo anche una piccola diga costruita da quella che si potrebbe ingenuamente definire la “cooperazione cinese”. Dopo una ventina di minuti, il primo avvistamento: un ippopotamo è uscito a prendere aria e ci mostra il suo testone. I nostri accompagnatori sono molto fieri di averci mostrato un ippopotamo: noi, invece, siamo molto più interessati all’intreccio tra il tessuto urbano e l’ambiente selvaggio del fiume, oltre che alle persone che abitano sulle sponde. Una famiglia, per esempio, ha costruito la sua casa in un’isoletta, in quella che probabilmente durante la stagione secca è una lungua di terra collegata alla riva ma che ora li espone, nel caso di una piena improvvisa, a un pericoloso allagamento.

Tra chiacchiere e spiegazioni ritorniamo al punto di partenza e ci dirigiamo verso il centrocittà dove abbiamo in programma alcune “visite di cortesia”. Dopo un’attesa tutta africana ad un incrocio della città, nel corso della quale ci hanno offerto merci di ogni tipo (in particolare un bambino voleva a tutti i costi che Luca comprasse della pasta adesiva per dentiere mentre Valentina evidentemente era l’acquirente ideale di alcuni tergicristalli) ci dirigiamo all’ufficio di Monsieur l’Inspecteur du Travail. Un uomo imponente dietro una scrivania imponente sommerso da dossier imponenti.

Lo lasciamo con la promessa di farci trovare al nostro rientro da Dosso alcuni documenti e statistiche e ci rechiamo a conoscere la famiglia di Abdou, il cui cognato lavora in Italia e ci ospita in quella che è ora la sua residenza vacanziera.

Come intermezzo, una presa di conoscenza del mercato artigianale dove torneremo per acquisti e regali nel fine settimana, prima di raggiungere il vero mercato, il Grand Marché, dove, unici occidentali, abbiamo seguito diligentemente istruzioni e passi delle nostra guida.

Il mercato è enorme e senza struttura, almeno ai nostri occhi, solo un dedalo di vie con negozi e bancarelle che affacciano su strettoie sterrate. Eppure si trova di tutto, dai vestiti alle radio, ai prodotti per il bagno, telefoni, carne cruda e cotta, frutta e verdura, coperte, stoffe, gioielli, macchine da cucire, utensili da cucina e qualunque altra cosa che non abbiamo visto ma che probabilmente se ci venisse in mente e la cercassimo ci sarebbe.

La giornata si conclude con una cena in un ristorante locale. L’indomani ci attendono gli esperti dell’Inra per illustrarci i dati tecnici del progetto, prima della partenza per Dosso. Alla cena arriviamo un po’ stanchi, ma più di noi lo è Abdou, che digiuna tutto il giorno in ossequio al Ramadan creandoci non pochi scrupoli di coscienza soprattutto durante il pranzo.

di Valentina Valle Baroz e Luca Colombo.

(Progetto in Niger con Ong Tree Nation)

http://www.internazionale.it/dai-nostri-inviati-in-niger-secondo-giorno/

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