29 luglio 1900 — Lombardi nel Mondo

29 luglio 1900

Umberto I re d’Italia fu assassinato nel parco di Monza il 29 luglio 1900 da Gaetano Bresci, l’anarchico venuto dall’America. Una pagina contrastata della storia d’Italia.

Molte date storiche hanno la funzione di commemorare eventi e persone che hanno segnato o cambiato il corso delle cose. Spesso sono oscurate o tralasciate per evitare dissidi e discussioni infinite sulla legittimità degli accadimenti. Una di queste è il 29 luglio 1900 che ricorda l’assassinio di re Umberto I da parte di Gaetano Bresci.

Re Umberto I era nato a Torino il 14 marzo 1844, figlio di Vittorio Emanuele II e Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena. Si sposò nel 1868 con Margherita di Savoia da cui ebbe un figlio, Vittorio Emanuele III. Valente uomo d’armi, salì al trono nel 1878. Per il suo atteggiamento generoso nell’approntare soccorsi in occasione di gravi sciagure nazionali, come le inondazioni nel Veneto del 1882 e l’epidemia di colera di Napoli del 1884, venne soprannominato “Il re buono”. Altri, invece, lo criticarono apertamente per il suo conservatorismo, il suo eccessivo interesse verso l’esercito e la sregolatezza della vita personale.

 Clamoroso fu il suo avallo alle repressioni dei  moti popolari del 1898. Quarant’anni dopo l’annessione della Lombardia al Regno d’Italia, la situazione  economica era gravissima ed aggravata dal costo delle guerre coloniali . Oltre 500.000 lombardi erano emigrati in cerca di una vita migliore. In  seguito dell’aumento del costo della farina e del pane, in continuo aumento da anni, il popolo insorse. A Milano il 6 maggio 1898 la polizia arresta alcuni operai della Pirelli che fanno volantinaggio accusando il governo della crisi in atto e degli aumenti indiscriminati soprattutto del prezzo del pane. Ne segue un moto popolare cui il generale Fiorenzo Bava – Beccaris risponde a colpi di cannone lasciando sul terreno decine di morti e feriti. Il re, mal consigliato, gli conferisce un’onorificenza per aver sedato i disordini.

La notizia arrivò ben presto anche negli Stati Uniti. In particolare a Paterson, New Jersey gli anarchici, limitati nelle loro espressioni in Italia, ma liberi formalmente di operare all’interno della democrazia americana secondo il primo emendamento della costituzione, fu accolta con sconcerto e rabbia. Tra di essi c’era un setaiolo di Coiano, Prato,  Gaetano Bresci, nato nel 1869, che era emigrato nel 1897 dopo una gioventù dedicata al lavoro  nelle fabbriche del Pratese e alla fede anarchica che all’indomani di uno sciopero gli aveva valso un periodo di confino all’isola di Lampedusa. A Paterson, che con Passaic e Clifton costituiva il polo tessile più importante del New Jersey, Bresci collaborò con la sezione anarchica e alla fondazione della rivista La Questione Sociale. Si era sposato don Sophie Knieland da cui ebbe due figlie : Madeline e Gaetana. Il 17 maggio 1900 il Bresci s’imbarcò sul transatlantico Gascogne diretto a Le Havre, avvalendosi degli sconti in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi, dove sostò prima di andare in Toscana  a visitare i parenti e proseguire quindi per Milano e Monza.

La sera del 29 luglio 1900 re Umberto I presenziò ad una cerimonia di premiazione degli atleti della società ginnastica Liberi e Forti, tuttora esistente, e poi proseguì in carrozza verso il palazzo reale. Tre colpi sparati a bruciapelo dalla pistola di Gaetano Bresci non gli lasciarono scampo. Il Bresci fu immediatamente arrestato, dopo aver rischiato il linciaggio. Il futuro re Vittorio Emanuele III che si trovava in crociera in Grecia apprese la notizia solo tre giorni dopo. I funerali si svolsero a Roma e re Umberto I fu tumulato nel Pantheon.

Gaetano Bresci fu processato e condannato in tutta fretta all’ergastolo il 29 agosto 1900 : la pena di morte era stata abolita nel 1889. A Giuseppe Turati, che si era rifiutato di difenderlo successe l’avvocato Francesco Saverio Merlino che avvertito soltanto il giorno prima non ebbe il tempo di preparare una benché minima difesa. Bresci  dichiarò di aver agito da solo, di non far parte di alcun complotto anarchico e di aver voluto vendicare sia gli eccidi di Milano  del 1898 sia quelli dei fasci siciliani del 1893. Alcuni incolparono Maria Sofia di Borbone, l’ex regina di Napoli, che nutriva simpatie per gli anarchici e antipatie per i Savoia, ma la tesi non è mai stata documentata.

Gaetano Bresci fu trasferito nel penitenziario di Santo Stefano, il medesimo, dove trascorse diverso tempo anche il presidente Pertini. Morì in circostanze alquanto misteriose il 22 maggio 1901 senza aver rivelato nient’altro, oltre alle dichiarazioni fatte in tribunale.

Monza chiuse quindi un capitolo della storia d’Italia. L’attentato omicida fu il prodotto delle tensioni e degli squilibri interni di una società che stava cambiando. Da allora le forze del quarto stato divennero una realtà, una presenza riconosciuta sulla scena politica ed economica.

Ecco perché l’assassino di re Umberto I avrebbe potuto essere evitato.

 

Ernesto R Milani

Ernesto.milani@gmail.com

21 luglio 2010

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