La violenza sulle donne immigrate — Lombardi nel Mondo

La violenza sulle donne immigrate

E’ un articolo della Gazzetta di Mantova: punite perché si integrano più facilmente degli uomini. In Lombardia il maggior numero di richieste d’aiuto, il 47% per poligamia

Sono soprattutto le donne a subire gli effetti perversi dell’istigazione a odio e violenza che viene da un’interpretazione fondamentalista della legge patriarcale che attribuisce ai maschi di famiglia il diritto di picchiarle e ucciderle. Le donne sono destinate ad essere perdenti, avvelenate da un cocktail di interpretazioni fondamentaliste e norme patriarcali tradizionali. Si integrano più facilmente senza rinnegare il loro credo e per questo vengono punite dai loro uomini, che spesso godono della complicità della comunità di connazionali. Qualcuna tace, altre trovano il coraggio di chiedere aiuto. Il 47% denuncia la poligamia del marito: un dato che fa riflettere sull’ignoranza della cultura altrui e sulla mancanza in Italia di leggi adeguate.

Un fenomeno tanto più strano, la poligamia, se si considera che sta scomparendo in Paesi arabi come Marocco e Algeria ed è illegale in Tunisia e in un paese islamico non arabo qual è la Turchia.

In otto mesi di attività il numero verde dell’associazione delle donne marocchine in Italia ha raccolto le confessioni di 3000 casi di donne straniere aggredite in famiglia. Il dato più rilevante riguarda la provenienza delle chiamate: del 94,5% del totale delle telefonate giunte dall’Italia, il 71% arriva dal Nord contro la percentuale molto bassa del 2% del Sud Italia.

 La regione maggiormente interessata è la Lombardia con il 61% delle chiamate. La fascia di età più frequente è quella dai 20 ai 45 anni; non da sottovalutare la percentuale del 28% di ragazze minorenni che denunciano violenze e soprusi.

La sottrazione dei figli (o la minaccia di rapimento) a scopo di sottomissione è un’altra situazione molto frequente. Attraverso le chiamate delle donne è stata riscontrata una condizione frequente di analfabetismo. L’incapacità completa o parziale di saper leggere e scrivere nella propria lingua madre, dovuta per lo più ad un’istruzione o ad una pratica insufficiente, è una condizione limitante per molte donne.

 

Gazzetta di Mantova del 03.11.2008

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